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Secondo le accuse agevolavano l'attività del gruppo Romeo-Santapaola
di AMDuemila - Video
Questa mattina i Carabinieri del Ros, nell'ambito di un'indagine coordinata dalla Procura di Messina, hanno arrestato 8 persone per associazione mafiosa, traffico di influenze illecite, estorsione e turbata libertà degli incanti, aggravati dall'avere agevolato il gruppo Romeo-Santapaola. L'operazione, denominata "Beta 2", si è avvalsa anche dell'importante contributo del collaboratore di giustizia Biagio Grasso, li quale ha permesso di ricostruire l'organizzazione del clan e gli interessi anche nel settore della gestione dei farmaci tra la Sicilia e la Calabria col progetto della creazione di un 'hub' a Milazzo che avrebbe aumentato esponenzialmente le potenzialità di intervento nello specifico settore. Addirittura, in una circostanza, confermata dall'interessato, ad un farmacista in difficoltà poiché in debito verso la società fornitrice, sarebbe stato "consigliato" di "farsi prestare i soldi dalla malavita".
Le indagini, avviate nel 2017, costituiscono lo sviluppo dell'operazione Beta del 2017 dove era stata scoperta una cellula di cosa nostra catanese, diretta emanazione del clan Santapaola a Messina. Legame, quello tra il gruppo Romeo con il clan catanese, che avrebbe preso forma nel corso di una cena tenutasi a Messina nel 2014, a cui avrebbero partecipato i vertici della società interessata ed esponenti del clan, tra cui Vincenzo Romeo che, nell'occasione, sarebbe stato presentato come "un imprenditore in vari settori e parente diretto di Nitto Santapaola con interessi economici a Messina, Catania ed in buona parte della Sicilia Orientale".
Secondo gli inquirenti il gruppo, inoltre, aveva promesso 20.000 euro a titolo di acconto da corrispondere ad un funzionario della società Invitalia per ottenere l'inserimento di un progetto contro la ludopatia in una graduatoria che avrebbe dovuto consentire di ricevere un finanziamento di circa 800 mila euro, di cui il 40%-50% a fondo perduto. Contestata anche la turbativa d'asta commessa da un dipendente dell'ufficio urbanistica del comune di Messina, nell'interesse del gruppo, alterando la gara d'acquisto di alloggi da assegnare ad abitanti delle novantacinque baracche della zona di Messina denominata "Fondo Fucile". Il Gip di Messina, accogliendo la richiesta del procuratore Maurizio De Lucia, ha disposto anche il sequestro preventivo della Bet srl, società con sede a Catania, operante nel settore dei giochi e delle scommesse.
È emerso che il gruppo aveva la capacità di incidere anche sull'espressione del voto in alcune zone della città di Messina. Emblematica, a tal fine, l'affermazione di Francesco Romeo, captata nel 2015 dalle intercettazioni, che, dialogando col figlio Vincenzo, commentava le vicende elettorali di uno dei destinatari dell'odierna misura cautelare che, all'epoca, si era candidato alle elezioni amministrative: "Se non era per noi altri i voti dove li prendeva nella funcia... (nel muso, ndr) 'le casette' tutti me li hanno dati i voti...".

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