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aula tribunale c imagoeconomica 23di Aaron Pettinari
La collaboratrice di giustizia sentita al processo contro Messina Denaro
"Nel 1992 andai in campagna, dove tenevamo gli animali a Valguarnera, contrada di Partinico, i miei fratelli mi avevano chiesto di portare delle cose da mangiare, dei panini. Notai diverse macchine parcheggiate lungo la strada e capii che c'erano più persone. Ad un certo punto arriva una macchina e vidi una persona vestita da vescovo. Questo dettaglio mi aveva incuriosita e mio fratello mi dice di andarmene perché non potevo restare. Tempo dopo appresi che quel personaggio era Bernardo Provenzano". Così la collaboratrice di giustizia Giusy Vitale, per un periodo anche al vertice della famiglia di Partinico, oggi ha testimoniato al processo contro Matteo Messina Denaro. Il super latitante trapanese, già condannato per le stragi del 1993, è accusato di essere stato anche il mandante degli attentati di Capaci e di via d'Amelio. "Appresi dai miei fratelli Vito e Leonardo che a quella riunione partecipavano gente da Alcamo, Trapani, Palermo. C'erano Riina, Bagarella, Melodia di Alcamo, Matteo Messina Denaro e anche Provenzano. I miei fratelli dicevano di quest'ultimo 'l'hai visto u zu Binu come era combinato? Neanche si riconosceva. Si è saputo camuffare bene, ha fatto un pò di spettacolo'. E capii che si riferivano a quello che avevo visto". Rispetto al ruolo di Messina Denaro nel 1992, sempre da quanto gli avevano detto i fratelli, era il riferimento per Trapani e "in quel giorno sostituiva il padre che non stava bene".
La pentita ha anche raccontato delle contrapposizioni interne a Cosa nostra e dell'ascesa dei Vitale in quel territorio. Rispondendo ad una domanda del procuratore aggiunto Gabriele Paci, se qualcuno della sua famiglia ha mai avuto rapporti con soggetti appartenenti alle istituzioni ed ai servizi di sicurezza ha ricordato che "c'erano persone che all'interno davano delle notizie". "Una volta mio fratello Vito, anche quando c'è stato l'arresto di Riina, commentando. Sapevano che c'erano persone che davano notizie come anche mio fratello Vito aveva avuto delle notizie da persone che erano nei Servizi segreti, in questo siamo nel periodo della latitanza di Vito" ha aggiunto la Vitale. "Era un periodo particolare - ha ricordato - c'era grande confusione e con l'arresto di Brusca non si sapeva se questi aveva iniziato a collaborare". Il processo è stato rinviato al prossimo 13 novembre.

Foto © Imagoeconomica

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