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Nell'operazione "Aquila" in 18 finiscono in manette. Tra questi anche Raffaele Nicotra, ex deputato regionale
I carabinieri del Comando Provinciale di Catania da questa mattina, tra Acireale e Aci Catena, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, disposta dal Gip su richiesta della Procura distrettuale di Catania, nei confronti di 18 soggetti, secondo gli inquirenti riconducibili alla famiglia “Santapaola-Ercolano”. Questi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni con l’aggravante del “metodo mafioso”, scambio elettorale politico mafioso, tentato omicidio, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi.
Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale e dalla Compagnia di Acireale, hanno consentito tra l'altro di accertare, anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, l'imposizione del "pizzo" a diversi imprenditori locali nell'arco di svariati anni. Gli inquirenti hanno così ricostruto l'organigramma di due "gruppi" storici della "famiglia" di Cosa nostra di Catania: quelli di Acireale e di Aci Catena, già riconducibili al boss Sebastiano Sciuto, detto "Nuccio Coscia", recentemente scomparso per cause naturali. Un impulso alle indagini è arrivata dalla collaborazione, avviata nel luglio del 2015, da Gaetano Mario Vinciguerra, ex reggente del gruppo di Aci Catena, che ha ricostruito anche un elenco dettagliato delle imprese commerciali costrette, da anni, a pagare il "pizzo". Scoperte estorsioni, consumate e tentate, nei confronti di otto imprenditori locali, alcune delle quali durate diversi anni, per agevolare il clan.



Fatta luce anche sul tentato omicidio di Mario Giuseppe Tornabene, già responsabile del 'gruppo' di Giarre, avvenuto a Fiumefreddo di Sicilia il 28 agosto 2007. Secondo due 'pentiti' avrebbe "disatteso gli accordi economici intrapresi con il boss Sciuto". E all'agguato avrebbe partecipato anche il figlio del capomafia, Stefano Sciuto, già detenuto ad Asti per altri reati, con complici ancora da identificare. Tornabene fu raggiunto da tre colpi di pistola all'addome, che, fortunatamente, non avevano seguito, a causa della pronta reazione della vittima, che riusciva a fuggire. Parallelamente carabinieri della compagnia di Acireale indagato su tre soggetti vicini agli stessi 'gruppi' indagati per furto, estorsione aggravata, e in particolare nel settore delle auto rubate, attraverso il cosiddetto "cavallo di ritorno", spacco di droga e detenzione di armi. Tra gli arrestati vi è anche Raffaele Nicotra, ex deputato regionale ed ex sindaco di Aci Catena. A lui la Procura distrettuale di Catania contesta i reati di concorso esterno all'associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata e scambio elettorale politico mafioso. Secondo l'accusa, "attraverso l'elargizione di somme di denaro per le elezioni Regionali del 2012, avrebbe determinato esponenti del 'Gruppo di Aci Catena' a promettere di procurare voti in occasione delle elezioni per l'Assemblea regionale Siciliana tenutasi in quegli anni, attraverso la forza di intimidazione e la conseguente condizione di assoggettamento ed omertà derivanti dall'appartenenza al gruppo mafioso". Il Gip ha emesso nei suoi confronti un'ordinanza cautelare in carcere. L'ex deputato regionale è stato condotto nell'istituto penitenziario di Bicocca. I particolari sull'operazione, denominata "Aquila", saranno resi noti dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, e dai vertici provinciali dell'Arma dei carabinieri durante un incontro con i giornalisti, alle 10.30, nella sala conferenze della Procura.

Foto © Marco Benanti

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