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messina denaro matteo 2faceAveva un "rapporto privilegiato" con il superlatitante
di AMDuemila - Video
Da una parte l'arresto, dall'altra il sequestro di beni preventivo. E' così che la Dia di Trapani, questa mattina ha eseguito un provvedimento di custodia cautelare, disposto dal Gip, nei confronti dell'imprenditore edile Nicolò Clemente. Un'operazione che rientra nell’ambito delle iniziative investigative della Dia, coordinata dalla Dda di Palermo, per disarticolare la rete dei consociati mafiosi più “vicini” al super latitante Matteo Messina Denaro. Secondo gli inquirenti Clemente sarebbe un "uomo di fiducia" della primula rossa ed è stato arrestato con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Contestualmente sono state sequestrate le società Calcestruzzi Castelvetrano s.r.l. che commercia conglomerati cementizi e Clemente Costruzioni s.r.l., impegnata nell'attività di movimento terra e costruzione generale di edifici, entrambe con sede in Castelvetrano e a lui riconducibili.
Le indagini hanno dimostrato che Nicolò Clemente, forte del suo rapporto diretto e privilegiato con Messina Denaro - dice la Dia - ha nel tempo sistematicamente partecipato, attraverso le due aziende oggi in sequestro, alla spartizione delle commesse nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo, che avveniva all’interno di un circuito mafioso/imprenditoriale del quale facevano parte, oltre a Clemente gli imprenditori Giovanni Filardo, Giovanni Risalvato, lo stesso Lorenzo Cimarosa e Rosario Firenze (i primi tre condannati definitivamente per associazione mafiosa, l’ultimo attualmente detenuto per il medesimo reato, con condanna di primo grado).
La famiglia di Nicolò Clemente, ricostruisce la Dia di Trapani, è stata da sempre parte dello zoccolo duro dell'associazione mafiosa di Castelvetrano. Il fratello Giuseppe, pericoloso killer, associato di primissimo rango e facente parte della cerchia più ristretta e fidata degli amici di Matteo Messina Denaro, fu condannato per mafia e per alcuni omicidi, commessi in concorso col superlatitante di Cosa nostra.



Dopo la condanna all'ergastolo, Giuseppe, afflitto da crisi depressive, si suicidò in carcere nel 2008, proprio nel giorno del compleanno dell'amico Matteo Messina Denaro. Il legame tra la famiglia Clemente e quella di Messina Denaro risulta anche di tipo imprenditoriale nella società "Enologica Castelseggio", costituita negli anni Ottanta, oggi definitivamente confiscata.
Nicolò Clemente, osserva il Gip, è risultato pienamente inserito nel contesto mafioso-imprenditoriale castelvetranese attraverso una logica spartitoria ispirata dai vertici della famiglia mafiosa (tra tutti il latitante ed i suoi parenti in libertà) ed attuata mediante il sistematico ricorso alla violenza e alla minaccia nei confronti dei committenti riottosi a piegarsi di fronte alla sua caratura mafiosa.
L'inchiesta è stata condotta anche grazie alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa e, in misura minore, da Giuseppe Grigoli, entrambi condannati in via definitiva quali appartenenti alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, che hanno indicato il Clemente come una delle più attive espressioni imprenditoriali di quel sodalizio, capace di infiltrare e condizionare il tessuto economico locale nei settori dell’edilizia pubblica e privata e nel commercio del conglomerato bituminoso, al fine di assicurare alla citata famiglia significative risorse finanziarie.
Sempre il Cimarosa, in un colloquio registrato in carcere nel 2014, affermava che Patrizia Messina Denaro, sorella del latitante arrestata dalla Dia di Trapani nel 2013, aveva ricevuto denaro da Nicolò Clemente e da altri imprenditori che in quel momento si spartivano le commesse controllate dalla famiglia mafiosa di Castelvetrano.
Le indagini hanno anche documentato alcuni riservati summit mafiosi cui hanno preso parte Clemente e Dario Messina, presunto reggente della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, recentemente sottoposto a fermo nell'ambito dell'operazione 'Annozero'. Durante l'operazione la Dia di Trapani, con lo Sco e le Squadre Mobili di Trapani e Palermo, ha eseguito anche diverse perquisizioni nei confronti di presunti esponenti mafiosi castelvetranesi.

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