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di AMDuemila
"È possibile parlare di 'interessi convergenti' alla eliminazione del dottor Falcone". E' questa l'espressione che il procuratore capo di Caltanissetta, Amedeo Bertone, usa in un'intervista rilasciata nei giorni scorsi al quotidiano "La Sicilia". Bertone parla di "un 'humus' di situazioni opache, legate ad ambienti imprenditoriali, massonici o ai servizi segreti 'deviati', che possono aver favorito la realizzazione della strage". Secondo il procuratore, allo stato, basandosi nella ricostruzione del pentito Antonino Giuffrè, non si può argomentare rispetto l’esistenza di 'mandanti esterni' (anche se non è nemmeno possibile escluderne la presenza, ndr). Rispondendo alle domande sullo stato delle indagini a 26 anni di distanza dalle stragi del 1992 Bertone ha dichiarato che quelle su Capaci e via D’Amelio "non possono dirsi definitivamente concluse come, peraltro, il mio Ufficio ha evidenziato nel corso della requisitoria finale sia del processo Capaci bis che di quello Borsellino quater. In quelle sedi, infatti, è stato sottolineato come ogni spunto riconducibile alle vicende stragiste sia stato e verrà ulteriormente analizzato e sviluppato dalla Dda di Caltanissetta con doverosa attività di riscontro". Bertone ha anche definito "gravi, a prescindere dalla loro fondatezza o meno, alcune recenti notizie diffuse circa l’asserito coinvolgimento di ulteriori soggetti nella strage di Capaci".
In questi anni il lavoro della Dda nissena ha dovuto fare i conti con il trascorrere del tempo e la speranza è che, nonostante le limitazioni, si possa ricostruire qualche altro "tassello mancante".  
Bertone è poi tornato a ricordare le parole di Giuffré: "Come ha più volte evidenziato nei dibattimenti per le stragi del 1992, già dalla fine del anni ’80 si era determinata una convergenza di interessi, esterni a 'Cosa Nostra', per l’eliminazione di Giovanni Falcone. In particolare, a questo proposito, occorre sottolineare che secondo Giuffrè, già braccio destro di Bernardo Provenzano, proprio lo straordinario attivismo investigativo di Giovanni Falcone e le sue non comuni intuizioni in materia di contrasto al crimine organizzato attraverso l’individuazione di piste che ricostruivano, ad esempio, i flussi finanziari di gruppi e soggetti legati a Cosa Nostra, avevano determinato l’effetto che segmenti del mondo imprenditoriale, ambienti massonici e servizi segreti 'deviati' potessero guardare 'con favore' all’eliminazione del magistrato". Quindi ha auspicato che
"ulteriori collaborazioni con la giustizia, interne o anche esterne a Cosa Nostra" possano realizzarsi in modo da far "luce su ulteriori segmenti degli eventi stragisti di quegli anni".
Rispondendo alle domande Bertone ha anche detto che "in astratto, in base a quello che è dato argomentare dal dispositivo della sentenza del processo 'Trattativa”' non può escludersi che fra le risultanze di quel processo vi possano essere aspetti di interesse per indagini di competenza della Dda di Caltanissetta. È evidente, però, che solo leggendo le relative motivazioni, potremo verificare se e come sviluppare, in concreto, eventuali spunti investigativi sulle stragi di Capaci e Via D’Amelio".
Infine sono state ricordate le attività più recenti della Procura, come il processo nei confronti del latitante Matteo Messina Denaro, accusato di essere mandante delle stragi del 1992 e già condannato per quelle del 1993, o l'operazione congiunta con la Dia e la Procura di Roma sugli interessi dei clan Messina Denaro e Rinzivillo di Gela nella Capitale.
Un'inchiesta che "conferma che le mire espansionistiche della mafia in campo economico e finanziario sono in continua evoluzione e stanno assumendo proporzioni assolutamente allarmanti che richiedono il potenziamento degli strumenti investigativi tradizionali, anche attraverso la previsione di ulteriori e rapidi meccanismi di cooperazione internazionale fra autorità di Polizia e magistratura di diversi paesi, oltre che il rafforzamento o, quanto meno, la semplice copertura degli organici degli uffici giudiziari".

Foto © Imagoeconomica

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