di AMDuemila
A Messina è operante e fa affari una cellula della famiglia dei Santapaola. E’ quanto emerge dall’operazione Beta, l’indagine a suo tempo coordinata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che aveva apportato in carcere nell’agosto del 2017 trenta persone. Una vera e propria struttura sovraordinata ai gruppi mafiosi operanti nella provincia, che si avvaleva di professionisti, imprenditori e funzionari pubblici per gestire rilevanti attività economiche. In questi mesi la Procura di Messina ha continuato ad indagare e lo scorso mese è stato notificato l’atto di chiusura delle indagini preliminari che hanno coinvolto imprenditori e “colletti bianchi”, a vario titolo integrati nell’organizzazione mafiosa. L’atto è siglato dai sostituti della Dda Liliana Todaro e Fabrizio Monaco, e dal collega della procura ordinaria Antonio Carchietti. Cinquanta gli indagati coinvolti.
Tra loro vi è il nipote del boss Nitto Santapaola, Vincenzo Romeo (figlio di Concetta Santapaola). Dalle indagini emergerebbero anche importanti legami tra Cosa nostra e le altre organizzazioni criminali (‘Ndrangheta e Sacra corona unita), imprenditori, funzionari e anche con esponenti delle forze dell'ordine. Secondo gli investigatori Vincenzo Romeo “può intestarsi il titolo di rappresentante della nuova mafia”.
Ma nell’elenco degli indagati appare tutta la famiglia Romeo: il padre, Francesco, e i fratelli di Vincenzo, Pasquale, Benedetto e Gianluca. Ma ci sono anche avvocati, imprenditori, esponenti delle forze dell'ordine oltre a soldati messi in busta paga dai Santapaola.
Operazione Beta, chiusa l’inchiesta per 50 indagati
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