Una lettera aperta perché venga ripristinata la scorta alla famiglia Cutrò
di Francesca Mondin
Una delegazione di deputati e sindaci del Movimento cinque stelle ha consegnato oggi al Prefetto di Agrigento, Dario Caputo, una lettera aperta per chiedere un intervento a tutela della famiglia di Ignazio Cutrò a cui meno di quindici giorni fa la stessa Prefettura aveva comunicato la decisione di abbassare il livello di scorta e la revoca della tutela per la famiglia. Decisione presa nonostante a gennaio fossero emerse delle intercettazioni shock in cui dei mafiosi esprimevano i loro rancori contro il testimone di giustizia e la possibilità di punirlo.
Ora sembrerebbe che “la decisione di togliere la scorta è avvenuto prima delle nuove intercettazioni che vedevano la minaccia per Cutrò” ha detto Filippo Perconti, deputato del Movimento che oggi è stato ricevuta, con tutta la delegazione, dal prefetto. Sembra che ora ci siano dei nuovi elementi sul caso Cutrò che potrebbero cambiare la sua situazione. Anche se il prefetto “non si è sbilanciato più di tanto noi siamo fiduciosi perché ha accettato la nostra proposta - ha aggiunto il deputato - non resta che aspettare di vedere quali saranno le risposte alla nostra lettera e poi agiremo di conseguenza”.
Intanto però il testimone di giustizia, dopo aver superato lo shock di rimanere senza protezione sembra non avere alcuna intenzione di tornare sotto la protezione 'a singhiozzi' dello Stato: “Adesso la nostra paura più grande è tornare sotto tutela, ci sono troppe cose che non hanno funzionato. In questi giorni ho rivisto tutta la mia storia ed è chiaro che nel momento in cui noi ci siamo ribellati alla mala gestione dei testimoni di giustizia, abbiamo denunciato le problematiche e le ingiustizia di chi ha scelto di denunciare la mafia, facendo emergere anche le imperfezioni del sistema di protezione, siamo rimasti senza tutela con la motivazione che abbiamo fatto delle violazioni”. Violazioni che Cutrò sostiene di non aver fatto e soprattuto di non essere mai stato corretto dagli uomini di scorta mentre lo proteggevano: “Questa però è la mia parola contro la loro e la serenità della mia famiglia non può dipendere da una singola nota o valutazione”.
Il presidente dell'associazione testimoni di giustizia, che in questi anni si è battuto per i diritti di tutti i testimoni d'Italia ottenendo diversi traguardi, tra cui la riforma del sistema di protezione per i testimoni di giustizia, ha ringraziato calorosamente la delegazione del movimento cinque stelle per aver preso una posizione netta in suo favore ma sembra veramente esausto. Cutrò pare aver esaurito la forza di combattere, non tanto contro la mafia perchè “continuerò a oppormi alla mafia e a raccontare la mia storia difendendo chi sceglie di denunciare, da cittadino onesto” ma piuttosto contro i tanti ostacoli che dice di aver incontrato nella mala gestione dello Stato: dal non riconoscimento o applicazione delle perizie sui danni ricevuti causa denuncia, ai cavilli burocratici incontrati quando ha chiesto il rispetto dei suoi diritti, fino al sistema di protezione di tanto in tanto non efficiente.
Ora il testimone di giustizia sembra non avere più alcuna fiducia nelle promesse dello Stato: “Ho troppa paura di ricominciare a vivere sotto tutela e vivere costantemente nel dubbio che da un giorno all'altro qualcuno possa cambiare idea e togliere di nuovo la tutela, mi sono sentito preso a schiaffi continuamente solo per aver chiesto che venisse rispettato quanto promesso, ci ho creduto ogni volta ed alla fine mi sono trovato senza protezione, ora non ce la faccio più voglio poter vivere sereno”. Per questo Cutrò è quanto mai deciso a continuare la sua lotta senza l'aiuto dello Stato: “Se questa deve essere la gestione preferisco che mi lascino in pace, basta voglio riprendermi la mia vita, preferisco vivere 6 mesi da uomo libero se la mafia mi ucciderà ma almeno posso provare a rifarmi una vita, se veramente le Istituzioni mi vogliono aiutare che inizino a valutare tutti i danni che ho avuto dopo le denunce ed aiutarmi per ripartire".
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