Tra i 4 fermati per traffico di marijuana a Firenze, era in libertà condizionale
di Miriam Cuccu
Dalla gestione del bar nel centro storico di Firenze, alle società fittizie, al traffico di marijuana sull’asse Spagna-Italia. Un business dietro il quale c’è anche un condannato per omicidio di mafia, secondo i Carabinieri del Comando provinciale di Firenze che hanno eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip nelle province di Firenze, Bergamo e in Catalogna (Spagna). L'operazione, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Firenze, ha stroncato un'associazione dedita al traffico di stupefacenti tra Spagna e Italia ed alla coltivazione di marijuana a Calafell di Tarragona (Spagna), dove il 22 giugno 2017 la polizia spagnola aveva sequestrato una piantagione di cannabis indoor. Tra gli arrestati c’è anche Giovanni Sutera, classe ’58 e già condannato per l’omicidio della 17enne Graziella Campagna, assassinata nel 1985, e per quello di un imprenditore fiorentino nel 1982. Per i due delitti Sutera, per il quale è scattata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, si trovava in libertà condizionata.
Droga e imprenditoria
Per l'accusa Sutera, insieme al fratello Renato ugualmente arrestato dai carabinieri, sarebbe stato il finanziatore - con circa 40mila euro - e l’organizzatore dell'associazione a delinquere. In manette sono finiti anche Ruben Crespo Guerra, spagnolo già noto alle forze dell'ordine, e Pavlin Delia, di origini albanesi e residente a Cenate di Sotto (Bergamo), considerato il destinatario finale di parte dello stupefacente. Secondo i carabinieri proprio nel bar Curtatone, gestito dai fratelli siciliani, Giovanni Sutera incontrò almeno due volte Ruben Crespo Guerra.
Durante il blitz sono stati perquisiti anche 11 indagati ritenuti responsabili di trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta (accuse mossa anche ai Sutera) in relazione all'intestazione a prestanome del bar e al fallimento di varie società create negli anni per la gestione. Per l'accusa, infatti, i due fratelli avrebbero creato nel tempo società fittizie, intestate a prestanome, facendole fallire e omettendo di versare i contributi previdenziali e le imposte.
Una “contaminazione silente”
A segnalare “una situazione gravissima, che non può più essere sottaciuta dai media e dalla società civile” è il sindaco di Firenze Dario Nardella che, a seguito dell’operazione, ha affermato come "Camorra, ‘ndrangheta e mafia sono entrate nelle nostre città con attività come il riciclaggio, il business dei rifiuti, lo sfruttamento della prostituzione". “La criminalità organizzata - ha aggiunto - prospera ovunque, in tutta Italia, soprattutto nelle zone ricche. Per questo è arrivata anche in Toscana, senza uccidere, ma facendo affari sulle spalle dei poveracci e contro lo Stato e la gente onesta”. Una pervasione che non era sfuggita nemmeno alla Direzione investigativa antimafia che, nella sua ultima relazione del primo semestre 2017, aveva evidenziato che in Toscana Cosa nostra operava grazie ad una “silente contaminazione dell’economia legale”. La Dia non mancava di accertare la presenza di soggetti mafiosi “integrati nel tessuto sociale, dediti prevalentemente al reinvestimento di capitali illeciti, attraverso la collaborazione di figure professionali sul posto”.
Dall’assassinio di Graziella alla libertà condizionale
All’indomani dell’arresto di Sutera si è levata la voce di Pietro Campagna, fratello di Graziella, uccisa nel 1985 a Villafranca Tirrena (Messina). “Non è possibile che un condannato a due ergastoli si faccia appena otto anni di galera, è una vergogna!”, ha protestato l’uomo che 33 anni fa riconobbe nel corpo crivellato da cinque colpi di arma da fuoco la sorella di 17 anni. Graziella aveva scoperto che la lavanderia per cui lavorava era frequentata da due criminali palermitani latitanti: uno era Gerlando Alberti junior, l’altro Giovanni Sutera, entrambi poi condannati all’ergastolo per l’assassinio della giovane di Saponara. Sutera è stato anche giudicato colpevole per l'omicidio dell'orefice Vittorio Grassi, rimasto ucciso in una rapina culminata in una sparatoria nel quartiere fiorentino di Gavinana, il 4 maggio 1982.
Nel febbraio 2014, grazie a dei benefici di pena, Sutera ha poi ottenuto la semilibertà e, un anno e mezzo dopo, la liberazione condizionale. "Appena uscito si è messo a trafficare droga e a investire in centro a Firenze" ha detto il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo. Si trovava invece ad Empoli quando, nel 2008, fu arrestato per la sentenza di condanna del delitto Campagna. Cosa che riproverebbe la predilezione di Sutera per la Toscana. Secondo Creazzo, ad ogni modo, la vicenda dimostra che "occorre controllare se chi riceve i benefici per uscire dal carcere sia effettivamente sulla strada della redenzione” perché “il decorso del tempo non basta".
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