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Oltre al pizzo e la detenzione di armi, contatti anche con Messina Denaro
di AMDuemila - Video
I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, su disposizione della Dda hanno fermato sei persone accusate di associazione mafiosa ed estorsione aggravata.
Tra questi anche Paolo Liga, nipote del boss di Bagheria Pino Scaduto (capo mandamento di Bagheria, arrestato lo scorso mese di ottobre).
Liga coordinava la gestione del racket del pizzo insieme alla sorella Rosaria Maria, anche lei tra le persone colpite dal fermo. In cella anche Claudio e Riccardo De Lisi, Giuseppe Sanzone e Salvatore Farina.
Inoltre, il nipote di Scaduto, secondo gli inquirenti era diventato il trait d’union tra Cosa nostra palermitana e quella trapanese ed era persino in contatto con il superlatitante Matteo Messina Denaro.



Nell'operazione, che ha visto l’impegno di 60 carabinieri, cani per la ricerca di armi e esplosivi e un elicottero del nucleo di Palermo, è stato scoperto anche che Liga custodiva e gestiva l'arsenale del clan insieme ad altri indagati tra cui Salvatore Farina. Nel deposito di armi c'erano pistole, fucili e mitragliette con matricola abrasa.
Il provvedimento nasce da un'indagine della Compagnia di Bagheria che ha permesso di accertare i ruoli dei fermati in Cosa nostra e una serie di taglieggiamenti a commercianti e imprenditori di Bagheria.
Tra le estorsioni scoperte quella commessa a partire da aprile 2014 e andata avanti fino a tutto il 2016, al titolare di una società che opera nel settore della fornitura di servizi di sicurezza per locali notturni della zona. Rosaria Liga partecipava attivamente alla raccolta del denaro destinato, in quel momento, anche a finanziare la latitanza del fratello che, nel 2015, era sfuggito allora alla cattura disposta nell'operazione antimafia denominata “Reset”. Le indagini hanno accertato il ruolo di Liga e dei De Lisi anche nel taglieggiamento a un intermediario finanziario di Bagheria, costretto a cedere la propria auto a fronte di una richiesta di 50mila euro da parte del clan.
"Anche oggi è stata realizzata un'importante tappa nel lungo percorso di contrasto a cosa nostra e di affermazione della legalità - ha affermato comandante provinciale dei carabinieri di Palermo Antonio Di Stasio a proposito dei fermi - L'attività condotta dall'Arma dei Carabinieri riguarda il mandamento di Bagheria, dopo l'arresto del 30 ottobre 2017 del suo capo, Giuseppe Scaduto (quest'ultimo, così come Caporrimo, capo mandamento di San Lorenzo, aveva tentato di riorganizzare la commissione provinciale di cosa nostra)". "Oggi viene colpito quello che possiamo definire il processo di sostituzione di capi o affiliati storici con nuove generazioni di criminali, figli di capi appartenenti a famiglie influenti di cosa nostra - ha aggiunto Di Stasio - Infatti, dopo il recente arresto, a Palermo, di Giuseppe Biondino, noto figlio dell'autista e fiduciario di Riina, è stato assicurato alla giustizia Paolo Liga, nipote del capo mandamento di Bagheria". "E ancora una volta, l'odierna operazione evidenzia come la pratica dell'estorsione - ha concluso - continua a caratterizzare l'attività di cosa nostra palermitana e, seppure si registri una costante diminuzione della remuneratività, resta comunque un processo parassitario di controllo delle famiglie mafiose sul territorio".

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