di AMDuemila
Chiuso il secondo processo d'Appello. Pene meno severe anche per pentito Bucceri, Giovanni Campo e Rosario Cascio
Un'assoluzione e tre riduzioni di pena: si chiude così il secondo processo d'Appello che vede alla sbarra la mafia del Belice. Otto anni per Vito Bucceri, pentito le cui dichiarazioni collimano con quelle dell'altro collaboratore, Calogero Rizzuto, sull'ombra del boss latitante Matteo Messina Denaro dietro l'appalto per i lavori della statale 115 Trapani-Siracusa. Per Bucceri, difeso dal legale Monica Genovese, è stata riconosciuta l'attenuante dovuta ai collaboratori di giustizia. Pene più leggere anche per Giovanni Campo (9 anni e 6 mesi) e Rosario Cascio (9 anni e 4 mesi), mentre è stato assolto Filippo Campo (in foto), fratello di Giovanni, rappresentato dall'avvocato Tommy De Lisi. La Cassazione aveva in precedenza annullato le condanne del primo appello nei confronti di Bucceri, Cascio e dei fratelli Campo.
Nel 2010, Rizzuto - successivamente avallato da Bucceri - riferì che l'appalto aveva attirato l'attenzione di Messina Denaro. Così alla Sigenco, società lombarda alla quale era stato aggiudicato, veniva imposto l'acquisto dei materiali per realizzare le opere da una società appositamente fondata, le cui quote societarie erano riconducibili alla primula rossa di Castelvetrano.
L'operazione da cui si origina il processo era scattata nel 2008, quando “Scacco matto” colpì, con 33 arresti, le famiglie mafiose di Sciacca, Menfi, Santa Margherita Belice, Montevago, Sambuca di Sicilia, Burgio, Lucca Sicula, Villafranca Sicula e il mandamento di Ribera. Secondo le indagini esisteva una rete finalizzata ad acquisire la diretta gestione di attività economiche ed appalti pubblici e il controllo della fornitura di calcestruzzo, automezzi e manodopera specializzata.