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terranova mancuso saetta vintIl ricordo dei due magistrati e del poliziotto
di AMDuemila
Il giudice Cesare Terranova rappresentava per la mafia un pericolo troppo grande per non intervenire tempestivamente. La mafia corleonese non poteva dimenticare, infatti, che tra le tante indagini di cui si era occupato questo magistrato scomodo e integerrimo riguardavano gli omicidi commessi a Corleone tra il ’58 e il ’63, che sfociarono a Catanzaro nel processo contro 115 mafiosi (tra cui il capomafia corleonese di allora Luciano Liggio). A seguito dell’assoluzione di tutti gli imputati per insufficienza di prove, Terranova oppose un ricorso che portò al riconoscimento delle accuse nei confronti di Liggio, condannato all’ergastolo nel 1974. L’odio che il boss di Corleone nutriva per il giudice che era riuscito a farlo condannare era risaputo, tanto che i colleghi di Terranova regalarono al magistrato una foto del capomafia, conservata in ufficio, per scherzare su quello storico antagonismo.
A seguito delle nuove assoluzioni che portarono alla conclusione di un nuovo processo, a Bari (nel 1969 vennero assolti 64 imputati tra cui Totò Riina) nel 1972 Terranova appese temporaneamente la toga al chiodo per ricoprire il ruolo di deputato alla camera nella lista del PCI, entrando anche a far parte per due legislature della Commissione parlamentare Antimafia.
Il Cesare Terranova che nel settembre 1979 tornò a Palermo dopo questa parentesi parlamentare, forte di una maggiore esperienza e di approfondite conoscenze su una mafia in continua evoluzione, aveva ben chiaro il modo in cui, ancora una volta, avrebbe messo i bastoni tra le ruote a Cosa nostra. Fece subito domanda per dirigere l’ufficio d’istruzione, e già girava la voce che la sua nomina veniva data per scontata. La mafia non poteva attendere oltre, e decise di regolare i conti a suon di proiettili. Fu così che, il 25 settembre di 38 anni fa, mentre Terranova stava uscendo dalla sua abitazione per raggiungere il maresciallo Lenin Mancuso, che lo attendeva in auto, tre sicari armati circondarono la vettura facendo esplodere una trentina di colpi.
terranova cesare 1979 c letizia battagliaPer l’uccisione di Terranova e Mancuso vennero condannati, il 15 maggio del 2000, Salvatore Riina, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia, Pippo Calò, Nenè Geraci e Michele Greco. Leoluca Bagarella, Vincenzo Puccio, Pippo Gambino, Ciccio Madonia, esecutori materiali. Nell'ottobre 2004, la Corte di Cassazione ha confermato gli ergastoli per Totò Riina, Michele Greco, Nenè Geraci e Francesco Madonia.
Non trascorsero neanche dieci anni da quel 25 settembre 1979, e Cosa nostra tornò a colpire un altro giudice dalla schiena dritta. Il 25 settembre 1988 un commando mafioso uccise il giudice Antonio Saetta insieme al figlio Stefano in un ennesimo agguato poco prima di mezzanotte, sulla strada tra Canicattì e Caltanissetta. Saetta, in magistratura fin da giovanissimo, si occupò per la prima volta di mafia al processo sulla strage in cui morì Rocco Chinnici, nel corso del quale vennero aggravate le condanne per gli imputati, tra cui i Greco di Ciaculli. A Palermo Saetta venne nominato Presidente della I sezione della Corte d'Assise d'Appello, e presiedette al processo per l’omicidio del capitano Emanuele Basile.
Sul luogo dell’uccisione del magistrato vennero ritrovati un centinaio di proiettili. L’inchiesta per i due omicidi Saetta, “pur essendo sin da subito chiara agli inquirenti la matrice mafiosa dell’omicidio”, così scrisse il figlio del giudice, Roberto, “era stata, in un primo tempo, archiviata a carico di ignoti. In quegli anni, non era ancora stata introdotta la legislazione sul pentitismo; e la quasi totalità degli omicidi di mafia, anche di alte personalità dello Stato, rimanevano prive di colpevoli e persino di imputati. Sette anni dopo, nel 1995, grazie a nuovi elementi investigativi nel frattempo forniti da alcuni collaboranti, e grazie anche al caparbio impegno e alla capacità di due giovani pubblici ministeri presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta, che voglio ricordare, il dr. Antonino Di Matteo, ed il dr. Gilberto Ganassi, si potè riaprire l’inchiesta”. Per l'assassinio di Antonio e Stefano Saetta sono stati condannati all’ergastolo con sentenza definitiva i boss Totò Riina e Francesco Madonia insieme al killer Pietro Ribisi.

In foto: Palermo, 1979. L'omicidio del giudice Cesare Terranova © Letizia Battaglia

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