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montana beppe pp 61032 anni fa Cosa nostra uccideva il commissario della squadra mobile di Palermo
di AMDuemila
“A Palermo siamo poco più d'una decina a costituire un reale pericolo per la mafia. E i loro killer ci conoscono tutti. Siamo bersagli facili, purtroppo. E se i mafiosi decidono di ammazzarci possono farlo senza difficoltà”. Queste le parole che il commissario Beppe Montana, agrigentino di nascita ma catanese di adozione, aveva pronunciato dopo l’uccisione del giudice Rocco Chinnici, morto insieme al maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere Stefano Li Sacchi. A distanza di due anni, nel 1985, quelle parole sarebbero risultate profetiche nel momento in cui il commissario della Squadra Mobile di Palermo venne ucciso da Cosa nostra il 28 luglio, mentre era al mare con la fidanzata e gli amici a Porticello, frazione di Santa Flavia (Palermo). Furono due killer a ucciderlo con due colpi di pistola, a soli quattro giorni dal suo ultimo blitz e dopo tre anni dalla sua nomina di commissario, il primo incarico di Montana dopo essere entrato in polizia. Solo dieci giorni dopo, sarebbero stati assassinati anche gli amici Ninni Cassarà, che dirigeva la sezione investigativa della squadra mobile, e Roberto Antiochia, tra i suoi migliori investigatori.
Tra le più rilevanti operazioni dirette da Montana, quella del 24 luglio 1984 a Bonfornello, nel palermitano, dove erano stati arrestati un boss latitante e due mafiosi con posizioni di rilievo insieme a sette affiliati. Tra i criminali catturati durante la sua carriera in polizia, anche gli assassini di Rocco Chinnici e del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso nel 1982 insieme alla moglie Elisabetta Setti Carraro, oltre ad aver seguito diverse attività investigative insieme a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

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Il commissario Beppe Montana, a sinistra, e il vice questore Ninni Cassarà, a destra © Letizia Battaglia


Montana riuscì anche a scoprire numerose raffinerie di droga e depositi di armi, e insieme a Cassarà e Calogero Zucchetto, aveva contribuito a stilare il famoso “rapporto dei 162”: il primo vero tentativo di delineare una mappa aggiornata di Cosa nostra e degli equilibri in via di definizione a seguito dell’avvio dell’ultima guerra di mafia. Gli indiziati erano 161 affiliati, tra cui il boss Michele Greco, legati tra loro e facenti parte di diverse famiglie della città e della provincia, che avevano come punto di riferimento i capimandamento ed i capi della Commissione.
Per l’omicidio di Beppe Montana sono stati condannati all’ergastolo Totò Riina, Michele Greco, Francesco ed Antonio Madonia, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Raffaele e Domenico Ganci, Salvatore Buscemi, Giuseppe e Vincenzo Galatolo. In suo ricordo è prevista per oggi la celebrazione di una messa ad Agrigento, città natale del poliziotto (ore 9, nella Chiesa Beata Maria Vergine dell’Immacolata). Ieri, invece, è stata celebrata nella Chiesta di San Michele ai Minoriti la messa per commemorare Montana insieme all’ispettore capo Giovanni Lizzio, ugualmente ucciso da Cosa nostra.

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