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riina salvatore 500I giudici di Bologna respingono la richiesta dei legali difensori
di AMDuemila
E’ nel giorno del 25° anniversario della strage di via d’Amelio che il tribunale di sorveglianza di Bologna ha detto “no” alla scarcerazione di Totò Riina, il “capo dei capi” di Cosa nostra condannato proprio per l’uccisione del giudice Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Emanuela Loi, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Agostino Catalano.
Il tribunale ha infatti rigettato la richiesta di differimento pena o, in subordine, di detenzione domiciliare presentata dai legali di Riina. I giudici hanno riunito due procedimenti, decidendoli insieme. Riina quindi resta detenuto al 41bis nel reparto riservato ai carcerati dell'ospedale di Parma. Alla richiesta dei legali, motivata da ragioni di salute del boss, si è opposto il pg di Bologna Ignazio De Francisci. Ora l’avvocato del boss, Luca Cianferoni, ha annunciato il ricorso.
La prima sezione penale della Cassazione, il mese scorso, per la prima volta aveva accolto il ricorso del difensore di Riina, detenuto al 41 bis dal ’93. La richiesta era stata già respinta lo scorso anno dal tribunale di sorveglianza di Bologna, che però, secondo la Cassazione, nel motivare il diniego aveva omesso "di considerare il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico". Il tribunale non aveva ritenuto che vi fosse incompatibilità tra l'infermità fisica di Riina e la detenzione in carcere, visto che le sue patologie venivano monitorate e quando necessario si era ricorso al ricovero in ospedale a Parma. E oggi ha nuovamente rigettato la richiesta dei legali.

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