36 arrestati, tutti presunti affiliati alla cosca Scalisi di Adrano
di AMDuemila
Nonostante fosse detenuto, il boss Giuseppe Scarvaglieri, capo del clan Scalisi di Adrano, continuava dal carcere a mantenere la leadership del gruppo impartendo ordini e disposizioni. E’ questo uno dei particolari che emerge dall’operazione “Illegal duty”, scattata questa mattina a Catania con 36 arresti, tutti presunti appartenenti alla cosca Scalisi di Adrano, collegata alla famiglia Laudani di Catania. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, traffico di droga, tentativo di omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione e danneggiamento. Altri tre soggetti sono riusciti a sfuggire all'arresto perché all’estero. Le indagini hanno consentito di verificare come la "famiglia” si avvaleva sistematicamente dell’estorsione ai danni delle attività commerciali di Adrano, in primo luogo il mercato ortofrutticolo.
Il boss Scarvaglieri, secondo un collaboratore di giustizia continuava ad essere "l'autorità suprema del gruppo", che, oltre a compiere rapine ed estorsioni, imponeva una sorta di “dazio" ai fornitori di generi alimentari che volevano fare entrare la loro merce ad Adrano, ed in particolare nel mercato ortofrutticolo del paese. Il gruppo era inoltre autore di attentati intimidatori per costringere gli imprenditori a pagare o anche per aumentare l’importo della “tassa”.
"Carissimo e stimatissimo fratuzzo mio… - scriveva il capomafia dal carcere, in una missiva - chi può permettersi di giudicarvi a te e a mio figlioccio? Voi siete le persone storicamente più vicine alla mia famiglia, voi avete dato tanto a me. Niente e nessuno può giudicarvi all'infuori del sottoscritto. Voi siete e fate parte integralmente della mia famiglia. se c'è qualche individuo che crea confusione, a quale titolo? Chi é e cosa rappresenta?”. La lettura della lettera, fatta da Alfredo Mannino (tra gli arrestati nel blitz) ad un componente del gruppo, era stata intercettata dagli investigatori della Polizia di Stato. "Ho dato incarico - prosegue Mannino leggendo la missiva di Scarvaglieri - a mio figlioccio. Devi essere a fianco a lui, uniti su tutti i punti di vista. Chi si ritiene vicino alla mia famiglia deve rispettare le mie decisioni. Tutti devono stare vicini a voi. Chi non accetta questo non fa parte della mia famiglia. Chi fa uso e consumo del mio nome per i propri interessi avrà ciò che merita. Voglio solo che si fanno cose buone con serenità e lealtà”.
"Non abbiamo avuto nessuna denunzia da parte delle vittime - ha dichiarato il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro - e questo lo registro come un dato che continua ad essere negativo anche se qualche timida speranza mi viene dal fatto che qualcuno ha avuto la forza di ribellarsi e le organizzazioni, per evitare in alcuni casi di andare incontro ad una più immediata repressione, hanno deciso di desistere". "Questo è un aspetto - ha aggiunto - che mi fa pensare che comunque queste organizzazioni siano consapevoli del fatto che lo Stato é su di loro e può intervenire solo che loro diano adito a delle manifestazioni un po' più eclatanti".
"Di fronte all'ennesima dimostrazione della costante attività di contrasto da parte delle Istituzioni ci auguriamo che commercianti ed imprenditori decidano di avere fiducia nello Stato poiché la denuncia è l'unica via da seguire per liberarsi dalla prepotenza mafiosa". A dirlo Addiopizzo Catania, che in una nota esprime "viva soddisfazione" per l’operazione di oggi.
I nomi
Sono stati rinchiusi in carcere Alfredo Mannino, di 53 anni, Vincenzo Biondi, di 40, Giuseppe Mannino, di 54, Salvatore Severino, di 38, Claudio Zermo, di 37, Salvatore Di Primo, di 26, Biagio Mannino, di 30, Alfredo Bulla, di 33, Alessio La Manna, di 29, Roberto Alongi, di 41, Antonino Furnari, di 21, Agatino ed Antonino Leanza, rispettivamente di 23 e 21 anni, Nicola Santangelo, di 41 anni, Agatino Perni, di 40, Giuseppe Maccarrone, di 29, Pietro Castro, di 20, Vincenzo Valastro, di 21, Vincenzo Pellegriti, di 23, Salvatore Scafidi, di 20, Sebastiano Salicola, di 28, Angelo Bulla, di 32, Mauro Giuliano Salamone, di 26. In manette anche Angelo Calamato, di 37 anni, Giuseppe Pietro Lucifora, di 40, Alfio Lo Curlo, di 25, Maurizio Amendolia, di 48, Alfredo Pinzone, di 53, Emanuel Bua, di 27. In carcere il provvedimento restrittivo è stato notificato a Giuseppe Scarvaglieri, di 49 anni, Pietro Maccarrone, di 48, Pietro Severino, di 60, Massimo Merlo, di 45, Carmelo Scafidi, di 50, Giuseppe Sinatra, di 22 e Massimo Di Mari, di 39.
Blitz nel catanese, boss comandava dal carcere
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