di Lorenzo Baldo - Foto
Nelle 4000 piazze d’Italia rivive il nome del giovane urologo “adottato” da un liceo di Enna
Tra le mille immagini di questo popolo contro la mafia che sfila per la città di Trapani, c’è un volto che spicca su uno striscione: Attilio Manca. Sono tante le storie delle oltre 900 vittime innocenti delle mafie e dei loro familiari. Dai microfoni della Rai (che segue da Trapani la manifestazione) il papà del poliziotto Nino Agostino (ucciso assieme a sua moglie Ida Castelluccio nel 1989), Vincenzo, si appella direttamente al super latitante Matteo Messina Denaro: “Consegnati, il tuo tempo è finito, ascolta questo padre!”. La pretesa di giustizia di questo anziano genitore dalla barba bianca scuote le coscienze di questa terra martoriata. E sono ancora tanti i volti segnati di genitori, figli, fratelli e sorelle a cui è stato strappato un congiunto. Uomini e donne che chiedono verità e giustizia. Alcuni di loro non hanno nemmeno una tomba su cui piangere. Altri ancora stanno aspettando di vedere riconosciuta dalla magistratura italiana l’ingiustizia atroce che hanno subìto. Ed è tra queste storie che si rispecchia quella di Attilio Manca. Il mistero della morte del giovane urologo siciliano trovato morto a Viterbo nel 2004 è tutt’altro che svelato: un suicidio a base di droga per la Procura di Viterbo; un fascicolo contro ignoti - per omicidio - aperto a Roma.
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Nel mezzo di questa assurdità giuridica troviamo un padre, una madre e un fratello che da 13 anni chiedono la verità su quello che a tutti gli effetti appare come un omicidio. Un omicidio dietro cui si intravede l’ombra di Bernardo Provenzano e di Cosa Nostra, strettamente collegati alla Massoneria e ai Servizi cosiddetti “deviati”. E’ lo stesso don Luigi Ciotti ad aver inserito il nome di Attilio Manca - in questo lungo elenco del dolore, del tutto indegno per un Paese che si ritiene “civile” - in attesa che la magistratura italiana faccia luce su questo enigma. Gli studenti del liceo Classico “N. Colajanni” di Enna, capitanati dalla instancabile prof.ssa Patrizia Guasto - che si è fatta promotrice del caso Manca nella sua scuola - tengono alto lo striscione. Il loro Liceo ha “adottato” Attilio Manca come vittima di mafia. “In ricordo di Attilio Manca” si legge accanto al volto sorridente del giovane medico morto a soli 34 anni. Più in basso campeggia un passaggio della canzone di Ivano Fossati“C’è tempo”. “Dicono che c’è un tempo per seminare ed uno più lungo per aspettare, io dico che c’era un tempo sognato che bisognava sognare”.Per Attilio Manca quel tempo è come se si fosse fermato. Dagli altoparlanti vengono scanditi i nomi di tutte le vittime innocenti delle mafie. Arriva il momento di Attilio. Il suo nome prende vita. Nulla è perduto finché c’è qualcuno che lo chiama a gran voce. Per lui, come per tutte le altre vittime. Che chiedono con forza, a tutti noi, di essere ancora più “vivi” per ognuno di loro.
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