di AMDuemila
Giovanni Vitale, detto 'il Panda', ha deciso di saltare il fosso, iniziando a collaborare con la giustizia. Una decisione che arriva un mese dopo il suo arresto (avvenuto il 24 gennaio a Giardinello dopo una latitanza di appena tre mesi) e che sarebbe stata presa per amore della moglie. Proprio la donna aveva involontariamente permesso ai carabinieri di giungere, seguendola, fino al nascondiglio del marito.
Vitale è imputato al processo “Apocalisse” ed è stato già condannato nel troncone che si è celebrato in abbreviato. E’ stato condannato ad otto anni mentre altri quattro anni e mezzo li aveva avuti per un’estorsione ad un imprenditore. A questi potrebbe aggiungersi anche una condanna per traffico di stupefacenti. Accompagnato dal legale, Monica Genovese, Vitale ha iniziato a riempire i verbali rispondendo alle domande del pool coordinato da Annamaria Picozzi e composto da Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia ed Amelia Luise.
Il Panda ha deciso di rivelare i nomi di chi paga le estorsioni e di chi le riscuote, nel mandamento della parte ovest di Palermo, tra il centro e i quartieri di Resuttana, San Lorenzo, Tommaso Natale, Mondello e Sferracavallo. Il primo verbale, riguardante il riconoscimento di 26 imputati, è stato depositato al processo “Apocalisse” in corso davanti alla quarta sezione del Tribunale di Palermo.
Ed è stata già fissata l’udienza per l’esame in videoconferenza che si terrà martedì prossimo. Dopo la cattura, l’ex latitante aveva detto di essersi nascosto in un appartamento di Borgetto che è stato perquisito dai carabinieri del Comando provinciale. All’interno vennero rinvenute valige con scarpe, vestiti e documenti falsi.
Si pente per amore, Giovanni Vitale parla con i pm
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