L'ex direttore di sala del Teatro Massimo racconta contatti e segreti di Cosa nostra
di AMDuemila
L'arresto risale a otto mesi fa con l'accusa di associazione mafiosa. E ora Alfredo Giordano, ex direttore di sala del Teatro Massimo di Palermo, annuncia l'intenzione di collaborare con la giustizia al pm Sergio De Montis, il magistrato che ne ha disposto il fermo. Giordano era infatti tra i 62 arrestati all'operazione “Brasca”, e sarebbe intervenuto nelle dinamiche interne del mandamento di Santa maria di Gesù partecipando a incontri e riunioni con altri affiliati, fornendo supporto a latitanti, facendosi portatore presso l'organizzazione criminale delle richiesta di sostegno di candidati alle elezioni. Al momento Giordano resta in carcere, con lo status di “dichiarante”: secondo la procura, infatti, il colletto bianco non ha ancora detto tutto quello che sa, anche se davanti ai magistrati ha iniziato a raccontare vicende di voti di scambio, usura e contatti con Cosa nostra, latitanti compresi. “Ho curato la latitanza di Carmelo Zanca, per circa sei mesi fra il 1986 e il 1987, poi mi spaventai e mi fermai” ha detto, ricordando anche di aver conosciuto il latitante “Ignazio Pullarà, nella marmeria di Gaetano Di Marco (uomo d'onore, ndr) nel 1989” per il quale “ho recuperato 5 mila euro che Pullarà avanzava dal mago dei soldi, Sucato”. Proprio per le continue visite alla “Di Marco marmi”, dove si davano appuntamento i boss di Villagrazia arrestati lo scorso marzo, il neo dichiarante era finito nelle indagini del Ros. “Ho conosciuto anche Giovanni Brusca (oggi collaboratore di giustizia, ndr) nel negozio di mio fratello. - ha aggiunto - Di Marco l’ho invece conosciuto nel corso di una vacanza estiva, a fine anni Ottanta, mi ero subito reso conto della sua vicinanza ad ambienti mafiosi”. Al 2011 risalgono ulteriori frequentazioni: “Una mia conoscente doveva fare una scala in marmo ma io intendevo avvalermi del suo spessore mafioso per recuperare un credito di 120 mila euro” ha riferito Giordano. “Speravo anche nel vecchio boss Mariano Marchese per recuperare il mio credito”.
Secondo Giordano ci sarebbe una talpa in tribunale legata ai boss di Santa Maria di Gesù, che alcuni mesi fa aveva promesso che alcuni beni sarebbero stati dissequestrati. I personaggi nominati dal dichiarante, però, sono coperti da omissis, trasmessi alla Procura di Caltanissetta che indaga sulla gestione dei beni sottratti alla mafia presso la sezione Misure di prevenzione del tribunale. Giordano parla dell'immobiliarista Giorgio Girgenti, che godeva dell'amicizia di una giudice donna in tribunale, senza però fare nomi. Ma l'imprenditore si occupa anche di aste giudiziarie e dunque il riferimento non sarebbe per forza legato allo scandalo che ha coinvolto l'ex presidente della sezione Silvana Saguto. Giordano, ha raccontato, avrebbe poi fatto un prestito ad usura a Girgenti grazie a due impiegati del Teatro Massimo al botteghino, che avrebbero messo rispettivamente 10mila e 20mila euro, in cambio della restituzione, di lì a sei mesi, di 50mila.
Tra i contatti di Giordano, è stato messo a verbale, figurerebbero anche due legali che l'ex direttore di sala del teatro avrebbe fatto incontrare “con alcuni boss, per una compravendita di voti”. “Un giorno - ha ricordato - venne da me l’avvocato Tiziana La Ciura” assieme “a un avvocato del suo studio, tale Vazzana, fratello di un candidato alle Regionali del 2012. La Ciura mi chiese se potevo portarli dal mio amico marmista per chiedere appoggio elettorale” a beneficio di Pietro Vazzana, candidato quattro anni fa con Grande Sud. Ad accogliere i due legali c'erano i boss Di Marco e Marchese: “Vazzana, Di Marco e Marchese - ha continuato Giordano - si appartarono per circa un quarto d’ora, io e Tiziana La Ciura restammo in disparte. Terminato il colloquio, tutti e tre tornammo al Teatro Massimo”. Prima, però, Di Marco “mi prese in disparte, mi spiegò di avere chiesto 20 mila euro in cambio di 500 voti, mi chiese di provare ad aumentare la somma a 30 mila”. Una richiesta mai esaudita dato che, ha concluso il dichiarante, “l'avvocato Vazzana non si fece più sentire e tempo dopo Tiziana La Ciura mi disse che non era più interessato”.
Usura, voti di scambio e patti mafia-politica: si pente Alfredo Giordano
- Dettagli
- AMDuemila-1