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dia zoom casaccaIndagati medici per certificati falsi
di AMDuemila
Catania. Operazione antimafia della Direzione investigativa antimafia di Catania che, su delega della locale Dda, diretta dal procuratore Carmelo Zuccaro, sta eseguendo provvedimenti di custodia cautelare contro il clan Santapaola-Ercolano. Tra i destinatari del provvedimento il boss Maurizio Galletta, ritenuto dagli investigatori un esponente di primo piano della cosca di Cosa nostra, e altri due indagati affiliati alla criminalità organizzata. Coinvolti nell'indagine anche dei medici professionisti che a vario titolo avrebbero favorito il boss con certificati medici che, secondo l'accusa, attestavano un quadro clinico più grave dell'indagato, per li avrebbe utilizzati per attenuare provvedimenti cautelari emessi nei suoi confronti. Le indagini della Direzione investigativa antimafia Catania sono dirette da Renato Panvino, che, su disposizione della Dda etnea, sta eseguendo un'acquisizione di documenti nel Policlinico universitario di Catania. Gli indagati sarebbero poco meno di una decina e sono tutti medici che lavorano nel settore pubblico e privato. La notizia è stata confermata dal procuratore Carmelo Zuccaro.
Maurizio Galletta è ritenuto elemento di primissimo piano del clan Santapaola-Ercolano. E’ stato arrestato il 5 marzo del 1996 e condannato nel 2007 all'ergastolo e posto ai domiciliari nel 2008. Per usufruire di un regime detentivo meno rigido avrebbe accentuato le sue patologie con l'appoggio di alcuni medici compiacenti che avrebbero ripetutamente certificato che le sue condizioni di salute erano tanto gravi da essere incompatibili con il regime carcerario. La Dia di Catania ha eseguito alcuni provvedimenti restrittivi, oltre che sull’uomo, anche per il cognato e un suo presunto fiancheggiatore. Galletta è stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di concorso in falsità ideologica, truffa aggravata ai danni dell'Inps, intestazione fittizia di beni e detenzione e porto illegale di pistola: attualmente è stato rinchiuso nel carcere di Bicocca, a Catania. Il boss, detenuto in vari istituti carcerari, si è sottoposto a continui accertamenti medici in varie strutture sanitarie pubbliche e nell'arco di circa 12 anni, dal 1996 al 2008, è stato trasferito in 17 strutture carcerarie ed è stato sottoposto a numerose visite ambulatoriali. A seguito di una ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Bologna nel luglio del 2008 mentre era detenuto nel carcere di Parma era stato scarcerato e sottoposto alla detenzione domiciliare nella sua abitazione nel Villaggio Delfino di contrada Vaccarizzo "non essendo le condizioni fisiche conciliabili con il regime carcerario". Secondo quanto ha accertato la Dia di Catania invece l'uomo avrebbe usato lo stesso espediente utilizzato da suo cugino, il boss Maurizio Zuccaro, che durante la detenzione si praticava dei salassi prelevando ingenti quantitativi di sangue così da aggravare le sue condizioni di salute e quindi usufruire dei previsti benefici carcerari.
In questo modo, sostiene la Procura di Catania, Galletta avrebbe avuto la possibilità, pur essendo in regime di detenzione domiciliare, di gestire affari illeciti ostentando 'coram populo' il proprio carisma mafioso per le vie del centro cittadino. Grazie alla patologia simulata Galletta ha ricevuto dall'Inps una pensione civile e una indennità di accompagnamento. Le indagini preliminari proseguono per accertare eventuali corresponsabilità di medici e specialisti, con incarichi dirigenziali nella sanità pubblica, che nel tempo hanno sottoposto Galletta a visite e/o perizie e per questo motivo sono state eseguite perquisizioni in studi e uffici di medici. Durante le indagini sono anche emersi elementi a carico di suo cognato, Rosario Testa - marito della sorella Graziella, attualmente detenuto nel carcere Ucciardone di Palermo per concernenti violazioni in materia di stupefacenti - per il tentato omicidio, il 3 maggio del 2015, del fratello Angelo e del nipote Francesco per rancori familiari e debiti non onorati. Per Testa, attualmente detenuto, è stata disposta la custodia cautelare in carcere per detenzione e porto di arma da fuoco. Una terza persona, un romeno, M. D. A., indagato per favoreggiamento personale nei confronti di Galletta, è stata posta ai domiciliari per porto illegale di arma da fuoco e spari in luogo pubblico. Secondo gli investigatori avrebbe da Galletta avuto il compito di avvertirlo in caso di accesso di forze di polizia nel Villaggio Delfino. In un'occasione il romeno, Galletta ed altre due persone non ancora identificate avrebbero esploso alcuni colpi di pistola per far allontanare alcune persone che si erano introdotte in un appartamento. Nella stessa inchiesta risultano anche indagati, per intestazione fittizia di beni Antonino Luigi Ragusa e Carmelo Spampinato. Galletta avrebbe intestato un distributore di carburanti con annesso lavaggio e bar a San Giovanni la Punta e un altro distributore di carburanti di Aci Castello alla Rasp Di Ragusa Antonino Luigi & C. Sas, da loro costituita.
Galletta “grazie alla patologia simulata - sostiene la Procura di Catania - riceve un trattamento previdenziale da parte dell'Inps, con una pensione civile e una indennità di accompagnamento". Agli atti dell'inchiesta numerose intercettazioni audio e video eseguite dalla Dia di Catania, diretta da Renato Panvino. Ascoltato, a sua insaputa, un cardiologo prevede che secondo lui "passeranno i guai quelli che hanno scritto che questo è paralizzato". Ma anche, aggiunge il medico, "il professore che ha scritto che ha una grave insufficienza respiratoria". "Perché - spiega il cardiologo nell'intercettazione - lui effettivamente ha una grave insufficienza respiratoria, ma cosi grave...". "Se decidono di fare gli esami in un ospedale militare - ipotizza - secondo me questa insufficienza respiratoria verrà a cadere". anche se il 'paziente' "ha imparato a respirare a modo suo, imita i broncospasmi". Le telecamere della Dia, inoltre, riprendono Galletta mentre pulisce delle palette davanti casa sua. E lo ascoltano mentre sembra armeggiare con degli attrezzi a casa e chiama: "Francesco, sono sopra il ponte, dov'è...", chiede. Anche per questo l'inchiesta è stata denominata 'Lazarus’.

Fonte ANSA

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