di Rino Giacalone
Stavolta il segnale di minaccia colpisce la famiglia naturale di Matteo Messina Denaro (nella foto), il boss di Castelvetrano, capo della mafia trapanese, latitante dall’estate del 1993. Amaro è stato il risveglio dei suoi familiari nella giornata dell’Epifania. Ignoti hanno danneggiato, violato e svuotato di parecchie cose la casa di campagna di Rosalia, sorella del boss, sposata con un altro capo mafia, il palermitano Filippo Guttadauro, con suo fratello, il medico Giuseppe, esponente di spicco della mafia di Bagheria e di Brancaccio, sobborgo di Palermo. La casa, che è inglobata all’interno di un’azienda agricola nella contrada castelvetranese di Strasatti-Paratore, è stata completamente messa a soqquadro. E’ stata Rosalia Messina Denaro nella tarda mattinata di oggi a scoprire cosa era accaduto ed ha avvertito i carabinieri.
L’abitazione è intestata al figlio di Rosalia e Filippo, Francesco Guttadauro, il nipote prediletto di Matteo Messina Denaro, in carcere, come il padre, per mafia, già da qualche tempo. I carabinieri una volta giunti sul posto hanno trovato una montagna di masserizie ammassate nella stanza principale della villetta, forse l’intenzione dei malfattori era quella di appiccare un rogo ma probabilmente qualcosa deve avere indotto gli ignoti ad allontanarsi, dopo comunque avere depredato le pareti di molti quadri, avere portato via una cristalliera dove erano contenuti oggetti di diverso valore. L’esito del sopralluogo condotto dai carabinieri della Compagnia di Castelvetrano fa pensare che non si è trattato solo di un furto, molte porte interne sono state rimosse, scardinati anche i telai in legno, sono stati trovati completamente rimossi gli impianti elettrici, interni ed esterni, danneggiata anche la centralina elettrica per il funzionamento degli impianti agricoli e ad essere stati portati via anche i cavi dell’alimentazione, quasi come accade quando entrano in azione i cosidetti “cacciatori di rame”.
Sul tracciato sterrato da e per l’azienda agricola dei Guttadauro/Messina Denaro, sono rimaste le impronte lasciate dalle ruote tipiche di un mezzo pesante o magari di un fuoristrada. Carabinieri al lavoro per capire se si è trattato di un raid commesso da qualche banda, di quelle che hanno solitamente di mira le aziende agricole, o se invece si tratta di un “pesante” messaggio criminale diretto a Messina Denaro o ai Guttadauro. Le recenti indagini condotte per fare terra bruciata attorno al boss latitante hanno registrato oltre che rinnovate promesse di fedeltà al capo mafia anche una serie di commenti per nulla benevoli nei confronti di Matteo Messina Denaro, segnali di un potere che si va incrinando e di una latitanza che non porta più a Cosa nostra la ricchezza e il benessere di un tempo. Viene da pensare che si possa trattare di una minaccia per il boss latitante considerato che, come dicevamo, la casa è intestata a Francesco Guttadauro, il nipote prediletto del capo mafia latitante.
Ma la spavalderia e l’arroganza propria del boss Matteo Messina Denaro non fa escludere che il raid possa essere stato invece ordinato dallo stesso capo mafia, stanco magari di una famiglia che non è più così possente come ai tempi del padrino per eccellenza del Belice, il padrino Francesco Messina Denaro, morto da latitante nel 1998. Insomma un raid che ha più letture, il cui comune denominatore è quello che adesso nel Belice nemmeno le famiglie della mafia più potente possono ritenersi al sicuro dalle rappresaglie. Se invece si tratta di una banda di criminali andati a rubare dove non dovevano non è da escludere che presto nel Belice possa tornare a scorrere sangue, le condanne di Cosa nostra in questi casi sono violente e inappellabili.
Tratto da: articolo21.org