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sciacca salvatore rosario firenzeOperazione “Ebano”: coinvolti imprenditori e funzionari comunali di Castelvetrano
di Miriam Cuccu
L'operazione “Ebano” colpisce l'ala imprenditoriale di Matteo Messina Denaro, il boss “fantasma” latitante da oltre vent'anni: questa notte i carabinieri del comando provinciale di Trapani, diretto dal colonnello Stefano Russo, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Rosario “Saro” Firenze, imprenditore 45enne di Castelvetrano, e del geometra Salvatore Sciacca, accusati di associazione mafiosa, fittizia intestazione di beni, turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di beni. Firenze è attualmente in carcere, mentre ai domiciliari è finito il geometra Sciacca. Secondo gli inquirenti venivano pilotate gare d'appalto a favore dello stesso Firenze, e il denaro ricavato giungeva dritto nelle tasche della “primula rossa” di Castelvetrano. Notificata, inoltre, la misura del divieto di esercitare l'attività d'impresa a quattro imprenditori edili locali, Giacomo Calcara, Benedetto Cusumano, Fedele D'Alberti e Filippo Tolomeo. Mentre per altri quattro soggetti, due funzionari del Comune di Castelvetrano e due fratelli di Firenze, sono stati notificati avvisi di garanzia.
L'indagine, coordinata dalla Dda di Palermo e guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, è un altro tassello che si aggiunge alla ricerca di Messina Denaro. Le attività investigative, partite a gennaio 2014, hanno consentito di documentare la capacità del clan mafioso di infiltrarsi nel settore dei lavori pubblici. Firenze, infatti, nonostante il provvedimento interdittivo del 2013, era riuscito grazie ad un escamotage – l'intestazione fittizia delle società ai fratelli – a prendere parte alle gare d'appalto per l'assegnazione di diversi lavori pubblici: tra questi la condotta fognaria di via Maria Montessori, la manutenzione ordinaria di strade e fognature comunali nel 2014 e la demolizione di fabbricati fatiscenti all'interno dell'ex area autoparco comunale di Piazza Bertani. Previsti, dopo gli arresti di questa notte, i controlli alle opere realizzate.
L'imprenditore è riuscito anche ad ottenere subappalti da ditte alle quali, grazie alle protezioni di cui godeva all'interno dell'ufficio tecnico del Comune di Castelvetrano data la sua vicinanza a Cosa nostra, ha fatto assegnare numerosi pubblici incanti, intervenendo sulla presentazione delle percentuali d'offerta a base d'asta. La ditta di Firenze, per il Comune di Castelvetrano sciolto lo scorso marzo per infiltrazioni mafiose, era nella rosa delle imprese di fiducia, nonostante già nel 2014 la Regione revocò all'imprenditore la concessione dell'utilizzo, che ebbe inizio nel 2006, di una cava di inerti di contrada Calviano.
Le indagini hanno inoltre permesso di accertare che da anni il costruttore era divenuto, tra gli imprenditori edili, uno dei punti di riferimento di Cosa nostra nella zona del Belice, colui che garantiva il regolare versamento di denaro a beneficio dei familiari di Messina Denaro per sostenere la sua latitanza le esigenze del clan mafioso.
Un contributo alle indagini è arrivato anche dall'imprenditore Lorenzo Cimarosa, parente del boss di Castelvetrano. Fu lui, infatti, a fare il nome di Firenze: prima nei dialoghi intercettati con i familiari, poi con i magistrati, descrivendo il suo ruolo e la fiducia che in lui nutriva la sorella di Messina Denaro, Patrizia, arrestata nel 2013 insieme allo stesso Cimarosa, secondo il quale Firenze è il “compare” di Patrizia Messina Denaro, e “a lei consegna i soldi”.
Ricostruito dagli inquirenti anche il profilo del geometra Salvatore Sciacca, dipendente della “Firenze Massimiliano Sas”, riconducibile in realtà a Saro Firenze. Compito di Sciacca, secondo le indagini, era quello di curare i rapporti con i dirigenti comunali insieme ai due fratelli del costruttore e ai a quattro imprenditori edili di Castelvetrano, proprietari delle imprese “Concordia Costruzini” e “Multicostruzioni soc”. Ditte oggi sequestrate dai Carabinieri insieme al complesso aziendale di Firenze per un valore di circa 6 milioni di euro.

In foto da sinistra: Salvatore Sciacca e Rosario Firenze

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