Paradossi e contraddizioni: un asse che passa da Viterbo e arriva al Ministero
di Lorenzo Baldo
“Nell’ambito di quest’ultimo procedimento – si legge nella risposta del Ministro Orlando –, erano disposti, a seguito di richieste di incidente probatorio avanzate dalle persone offese, numerosi accertamenti scientifici sulle impronte digitali rinvenute nella abitazione della vittima e sulla esistenza di eventuali tracce biologiche degli indagati sulle cicche di sigarette in sequestro, i cui esiti si rivelavano negativi”.
Vediamo di capire a cosa si riferisce il Ministro quando scrive di esiti “negativi”. Per farlo riprendiamo il botta e risposta virtuale tra l’avvocato della famiglia Manca Fabio Repici e l’ex sostituto procuratore di Viterbo, Renzo Petroselli (le cui dichiarazioni sono tratte dalla sua audizione alla Commissione antimafia del 13 gennaio 2015).
Petroselli: “Dico subito che il DNA sui mozziconi è risultato esclusivamente di Attilio Manca, come anche il DNA sulle siringhe usate. Per quanto riguarda le impronte sulle siringhe gli accertamenti hanno stabilito alcune che non c'erano, altre che erano talmente minime da rendere impossibile la comparazione. Tenete presente la dimensione di una siringa da insulina”.
Repici: «Si tratta di ulteriori sproloqui del dr. Petroselli. Sulle siringhe da insulina possono rilevarsi impronte utili per la comparazione dattiloscopica. Questa volta no, ed è un’anomalia, tenuto conto dell’andamento dei fatti per come Petroselli vorrebbe che si sarebbero svolti. Non si capisce, infatti, perché in quel caso nessuna impronta utile dovesse ritrovarsi sulle siringhe (neppure sui tappi salva-ago e salva-stantuffo curiosamente rimessi a posto - da Attilio? - dopo le due iniezioni!) e neppure, incredibilmente, dal sacchetto plasticato dal quale quelle due siringhe erano state estratte. Com’è mai pensabile che non vi siano rimaste impronte? Si dovrebbe pensare all’uso di guanti da parte di chi ha aperto il sacchetto, ha prelevato le siringhe e, infine, le ha utilizzate sul braccio sbagliato di Attilio. Solo che a casa di Attilio non sono stati trovati guanti. Solo Petroselli può ritenere normale questa situazione».
Petroselli: “Delle impronte (di Ugo Manca, nel bagno dell’appartamento di Attilio Manca, nda) il perito ha dato contezza, tanto che il giudice si è convinto. Su questo punto il perito ha detto che gli elementi sono talmente variabili che possono influire sulla permanenza di un'impronta o meno, che non sa dire se un'impronta digitale scompaia per il decorso del tempo o meno, perché dipende dall'umidità, dagli sbalzi di temperatura, da un'infinità di variabili”.
Repici: «Queste sono le solite mezze verità utilizzate da Petroselli per concludere con una grande bugia. I dati obiettivi sono questi: in casa di Attilio furono trovate 14 impronte sue, 4 impronte non attribuibili a lui, né a Monica Mileti, né agli amici che furono a casa di Attilio nella sera del 6 febbraio 2004. Infine, c’è l’impronta attribuita a Ugo Manca, ritrovata sulle piastrelle del bagno di casa di Attilio, e da Ugo Manca in un’intervista a “Chi l’ha visto?” di anni dopo spiegata con l’appoggio di una mano al muro uscendo dal box doccia. Ora, che una persona possa ricordarsi dopo anni come, in un momento in cui non ci sarebbe stata ragione di prestarci attenzione, abbia potuto lasciare un’impronta, che si assume innocua, su una parete è situazione la cui ragionevolezza farei valutare al dr. Petroselli. Ci sono altri dati obiettivi. Nella casa non furono trovate impronte dei familiari di Attilio, che ci trascorsero i giorni precedenti il Natale 2003 (quindi in epoca successiva alla presenza di Ugo Manca di metà dicembre 2003), e nemmeno degli amici di Attilio la cui presenza a casa sua è certa nella sera del 6 febbraio 2004. Già questo fatto a me sembra parecchio strano. Quanto all’anomalo mantenimento di quell’impronta di Ugo Manca per oltre due mesi e mezzo (le impronte furono repertate a inizio marzo 2004) nel bagno di casa di Attilio, è falso quello che ha riferito il dr. Petroselli. Infatti, quando, nell’udienza dell’incidente probatorio, ho chiesto al consulente tecnico come potesse spiegarsi la presenza di quell’impronta nella stanza più piccola e più umida e con la temperatura più alta (tralasciamo poi le condizioni di fatto descritte da Ugo Manca: in mezzo ai vapori della doccia appena finita e con le mani bagnate!), fu proprio il difensore di Ugo Manca, che evidentemente aveva ragione di temere la risposta dell’esperto, a fare opposizione alla mia domanda e a impedire, con il consenso del Gip, che il consulente tecnico rispondesse. Questo sarebbe il chiarimento, per Petroselli. Aggiungo che, comunque, in via generale, il consulente tecnico ha spiegato che le impronte tendono a sparire più velocemente in relazione alla maggiore umidità della stanza (appunto), alla presenza di vapore acqueo (appunto) alla scarsa porosità del materiale sul quale sono state apposte (scivolosissime piastrelle di ceramica, appunto). Solo il dr. Petroselli può rimanere convinto e imperturbabile davanti a questi dati obiettivi».
*tratto da: “Suicidate Attilio Manca”
ARTICOLI CORRELATI
Caso Manca: le risposte di Ponzio Pilato
Caso Manca: repliche ministeriali e testimonianze di indagati
Info: www.attiliomanca.it