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montana cassara c letizia battagliadi AMDuemila
Commissario della squadra mobile di Palermo (il suo primo incarico dopo essere entrato in polizia) Beppe Montana si dedicava alle indagini anche durante il tempo libero utilizzando la propria auto. Aveva 34 anni quando è stato ucciso, il 28 luglio di trentuno anni fa, dopo soli tre anni da quando era diventato commissario, appena quattro giorni dopo l’ultimo blitz (nel quale era convinto di aver interrotto una riunione della cupola mafiosa, con personaggi non ancora conosciuti). Montana viene ucciso a colpi di pistola da due sicari che gli piombano alle spalle, mentre si trovava al mare con gli amici e la fidanzata. A soli dieci giorni di distanza vennero assassinati anche gli amici Ninni Cassarà e Roberto Antiochia. Cassarà dirigeva la sezione investigativa della squadra mobile, mentre Antiochia era tra i suoi migliori investigatori, tornato a Palermo in ferie proprio per i funerali di Montana. “A Palermo siamo poco più d'una decina a costituire un reale pericolo per la mafia. E i loro killer ci conoscono tutti. Siamo bersagli facili, purtroppo. E se i mafiosi decidono di ammazzarci possono farlo senza difficoltà”, queste erano state le sue parole, purtroppo profetiche, dopo l’uccisione del giudice Rocco Chinnici.
Montana era amico e stretto collaboratore del vice questore Cassarà e aveva diretto le operazioni che avevano portato agli arresti di molti boss mafiosi. Nell’ultima irruzione, avvenuta il 24 luglio a Bonfornello, nel palermitano, Montana aveva arrestato un boss latitante e altri due importanti mafiosi, insieme ad altri sette affiliati.
Durante la loro ricerca (aveva catturato, tra gli altri, gli assassini di Dalla Chiesa e Chinnici, e condotto numerose indagini con Borsellino e Falcone) il poliziotto scopre raffinerie di droga, depositi di armi, indaga nelle vicende del Palermo calcio e della compravendita degli esami nelle scuole pubbliche.
Insieme a Ninni Cassarà e Calogero Zucchetto, Montana aveva contribuito alla redazione del famoso “rapporto dei 162”, che rappresentò il primo serio tentativo di costruire una mappa aggiornata dell'organigramma degli aggregati mafiosi e dei nuovi equilibri in via di definizione dopo l´inizio dell´ultima guerra di mafia. Gli indiziati erano il boss Michele Greco insieme ad altri 161 affiliati, legati tra loro e sparsi in diverse famiglie della città e della provincia, facenti riferimento ai capimandamento e ai capi della Commissione.
Per l’omicidio sono stati condannati all’ergastolo Totò Riina, Michele Greco, Francesco ed Antonio Madonia, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Raffaele e Domenico Ganci, Salvatore Buscemi, Giuseppe e Vincenzo Galatolo.

In foto: il commissario Beppe Montana, a sinistra, e il vice questore Ninni Cassarà, a destra (© Letizia Battaglia)

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