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scimonelli giovanni mimmodi Rino Giacalone
Un sequestro di beni disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani ha colpito l’uomo che secondo le ultime indagini è stato quello che più di altri è riuscito ad avvicinarsi al boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. E’ Giovanni “Mimmo” Scimonelli, nato 49 anni addietro in Svizzera, a Locarno, ma residente a Partanna, uno dei paesi che continua ad essere caposaldo della mafia belicina, quella capeggiata dal capo mafia Messina Denaro, latitante dal 1993. La notifica del provvedimento, eseguita dai poliziotti della Divisione anticrimine della Questura di Trapani, è avvenuta stamattina. Scimonelli è intanto in carcere, condannato a maggio scorso a 17 anni, capo mafia del clan di Partanna (lo stesso clan indicato nella recente indagine della Dda di Milano a proposito di appalti per l’Expo), e “postino” dei “pizzini” da e per Matteo Messina Denaro. Per consegnare la corrispondenza del boss, Scimonelli addirittura, per come ha raccontato il collaboratore di giustizia Attilio Fogazza, utilizzava la figlia di questi, se la portava in giro tenendo i “pizzini” nello zaino della piccola o in tasca al giubbotto che apposta le si faceva indossare, e così i “pizzini” arrivavano anche a Castelvetrano quando erano destinati ai parenti del capo mafia. Scimonelli come ha anche raccontato lo stesso pentito, avrebbe personalmente incontrato Matteo Messina Denaro al porto di Mazara del Vallo. Fogazza a verbale ai pm di Palermo ha raccontato che Scimonelli, che si presentava come “amico d’infanzia” di Matteo Messina Denaro, nel 2010 gli raccontò di un incontro col boss al porto di Mazara: «Mi sono visto cu’ siccu (alias del capo mafia). È nervoso perché cominciano a mancare i soldi e non può pagare chi è in carcere». Ancora un altro ricordo di Fogazza: «Nel 2012, Scimonelli mi chiese un’auto in prestito, gli diedi una Punto. Tornò con l’auto, le scarpe e i jeans tutti sporchi di fango. Gli ho chiesto: ma dove sei stato? E lui mi rispose che aveva incontrato Matteo Messina Denaro nelle campagne tra Mazara e Salemi. Un giorno, al bar, su un giornale c’era la foto di Messina Denaro e lui mi disse: e quando lo prendono? È completamente cambiato». Scimonelli sarebbe stato il più eclettico dei “postini” del boss Matteo Messina Denaro. Eclettico perché i poliziotti e i carabinieri che per mesi lo hanno pedinato, prima di arrestarlo lo hanno visto occuparsi di terreni e vigneti e allo stesso modo frequentare importanti uffici ministeriali romani, poco prima di essere arrestato, nell’agosto di due anni addietro, Scimonelli era in contatto con un funzionario del ministero dello Sviluppo Economico per ottenere un finanziamento da 700 mila euro. E a Roma Scimonelli andava anche perché componente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana dell’on. Angelo Sandri. Il sequestro che lo colpisce, che fa seguito a quello penale, sfiora i 20 milioni di euro, appartamenti, ville e terreni, anche un appartamento a Milano. Un brillante quanto spregiudicato manager che riusciva anche a primeggiare nella famosa rassegna vinicola veronese del Vinitaly. Al pool della Dda di Palermo che ha indagato su di lui non sono nemmeno sfuggiti i continui viaggi in Svizzera, lui potrebbe essere stato l’uomo che per conto di Matteo Messina Denaro teneva le chiavi di “casseforti” elvetiche. E’ risultato intestatario di numerose carte di credito e bancomat, carte di credito rilasciate anche da banche estere, e non è escluso che un paio di queste carte erano nelle mani di Messina Denaro. Tra gli affari seguiti da Scimonelli, a parte quelli riguardanti la realizzazione di parchi eolici, anche quello relativo all’acquisto all’asta di un terreno appartenuto al famoso esattore di Salemi, Nino Salvo. Scimonelli avrebbe messo in collegamento diretto Messina Denaro con l’anziano Vito Gondola, capo mafia di Mazara, oggi rimasto fuori dai processi, dopo il suo arresto nel 2015, per gravi motivi di salute. Gondola sedeva alla destra di Totò Riina nella cena di Natale tenutasi nel 1991 a Mazara, alla vigilia delle stragi del 1992. I mafiosi si scambiarono auguri, e Riina annunciò le stragi oramai prossime, davanti ad una tavola imbandita con ostriche, aragoste e champagne.

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