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manette 500Operazione ''Icaro 3'' contro esponenti di punta della provincia
di AMDuemila
Un duro colpo a Cosa nostra agrigentina è stato assestato questa mattina dalla Polizia di Stato con l’operazione denominata “Icaro 3”. Arrestati i tre esponenti più importanti del panorama mafioso locale: Pietro Campo (di Santa Margherita Belice, classe 52), Ciro Tornatore (di Cianciana, classe 35), e Vincenzo Marrella (di Montallegro, classe 74).
I tre sono considerati, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e detenzione illegale di armi da fuoco e relativo munizionamento ed altro.
Un’altra misura cautelare con obbligo di dimora, invece, è stata emessa a carico di un soggetto catanese responsabile di furto aggravato in concorso.
Pietro Campo e Ciro Tornatore sono ritenuti, fino al 2013, esponenti di primo piano di Cosa nostra a livello provinciale. In particolare Campo viene considerato esponente di punta per la zona occidentale della provincia. Entrambi erano già stati arrestati nel 2002, nell’ambito dell’operazione “Cupola" nel corso di un summit mafioso, organizzato per l’elezione dell’allora capo provincia Maurizio Di Gatti.
Il blitz di oggi è la terza fase dell’operazione “Icaro” scattata il 2 dicembre 2015 (13 arresti) e il 26 maggio 2016 (9 arresti), ugualmente condotte dalle Squadre Mobili di Palermo e Agrigento, dirette rispettivamente da Rodolfo Ruperti e da Giovanni Minardi.
Nelle precedenti occasioni, la Polizia di Stato aveva eseguito le 22 misure cautelari a carico di indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, riciclaggio, danneggiamenti, detenzione illegale di armi da fuoco e relativo munizionamento, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, rapina aggravata dall’uso delle armi, tentato omicidio ed altro.
L’indagine è stata diretta dai pm della Procura di Palermo Rita Fulantelli, Emanuele Ravaglioli, Claudio Camilleri e Bruno Brucoli, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia. La Procura distrettuale aveva chiesto anche per i tre indagati l'emissione della misura della custodia cautelare in carcere che, però, non era stata accolta dal gip. Contro questa decisione la Procura ha fatto ricorso al tribunale del Riesame che ha giudicato fondati gli elementi raccolti applicando ai tre la misura richiesta dai magistrati. I ricorsi per Cassazione proposti dagli indagati sono stati rigettati dalla Suprema Corte che ha confermato i provvedimenti del Riesame, avendo evidentemente ritenuto concreto il quadro probatorio che delineava le condotte criminose e l’organigramma mafioso operante a Santa Margherita di Belice e nei centri di Montevago, Ribera, Cattolica Eraclea, Cianciana, Montallegro, Siculiana, Porto Empedocle, Agrigento, Favara, Campobello di Licata. I tre sono stati portati nel carcere di Agrigento.

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