di Stefania Bizzarri
Montréal, due omicidi eccellenti, in pieno giorno, nell’arco di poche ore. Le vittime sono Rocco Sollecito e Angelo D’Onofrio. Il primo morto dopo un agguato mentre era a bordo della sua automobile il 28 maggio scorso. Il secondo freddato giovedì 2 giugno, davanti al Hillside Café, ritrovo del crimine organizzato italiano secondo la polizia canadese. Entrambi erano storici esponenti appartenenti al clan Rizzuto: protagonisti dell’epica di Cosa nostra tra Sicilia e le Americhe, legati ai noti narcotrafficanti Cuntrera-Caruana.
Montréal è il centro da cui i Rizzuto, a metà degli anni 50, iniziarono a scalare la vetta della malavita italo-canadese. Nell’arco di qualche decennio il Canada divenne il loro feudo. I Rizzuto si consacrarono “Sesta famiglia” di mafia entrando nel gotha della criminalità organizzata mondiale, insieme con i Bonanno, Lucchese, Colombo, Genovese e Gambino (alleanze pesantemente colpite, negli ultimi anni, da importanti inchieste condotte tra Fbi e Polizia italiana).
La loro uccisione è il proseguimento di una lunga mattanza per le strade di Montréal, iniziata con la faida di San Valentino nel 1976, in cui morì per primo Pietro Sciara, uomo di fiducia di Paul Violi (origini calabresi, legato ai Bonanno). Seguirà una vera e propria guerra di mafia in cui morì Francesco Violi, fratello del boss e nel gennaio del 78 lo stesso Paul, seguito poco dopo dall’ultimo dei fratelli Violi, Rocco. Lo sterminio per anni mise a tacere il conflitto e consacrò il predomino assoluto dei Rizzuto nei traffici illeciti di stupefacenti, riciclaggio ed estorsioni. Fino agli inizi del millennio in cui le inchieste condotte dalle Procure italiane intercettano i tentativi di infiltrazione dei Rizzuto nella realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina. La Direzione investigativa antimafia di Roma blocca Giuseppe Zappia, ingegnere emissario dei Rizzuto, pronto ad investire 5 milioni di euro della famiglia nelle infrastrutture. La Guardia di Finanza di Milano nel 2007 , in collaborazione con le forze di polizia canadesi e la Dia di Roma, provvede a un’altra ondata di arresti grazie a un’indagine colossale (Orso Bruno Gold) che verteva su una complessa operazione finanziaria, tesa al riciclaggio di denaro, di cui 300 milioni di dollari sarebbero stati destinati alla famiglia Rizzuto.
Il clan, duramente colpito negli affari, è messo di fronte a una nuova raffica di omicidi: il 28 dicembre 2009 viene freddato Nick Rizzuto jr, figlio di Vito. Si inaugura una seconda guerra di mafia. Un anno dopo scompare nel nulla Paolo Renda, cognato del padrino Nicola. Un mese dopo è la volta di Agostino Cuntrera. Il 10 dicembre 2010 all’età di 86 anni viene freddato Nicola Rizzuto Senior (nella foto) da colpi di arma da fuoco che trapassano le finestre della sua abitazione.
Uscito dal carcere nell’ottobre del 2012 il figlio Vito avrebbe commissionato vari omicidi per riprendere in mano le redini di un impero ormai minato e per vendicare la morte del figlio e del padre, ma complicazioni polmonari hanno stroncato i suoi piani il 23 dicembre 2013.
“E’ un omicidio legato alla mafia” ha sostenuto la polizia canadese in merito all’assassinio di Sollecito. Il figlio, Stefano, è considerato il capo della mafia di Montréal insieme con Leonardo, nipote dello storico padrino Nick Rizzuto. Sollecito era componente della commissione di sei membri che, quasi dieci anni fa, aveva gestito la cupola a Montréal mentre Vito era in carcere. Ad oggi sopravvivono solo Francesco Arcadi e Francesco Del Balso.
Per quanto riguarda l’omicidio di D’Onofrio, la polizia ipotizza addirittura uno scambio di persone, per la somiglianza tra la vittima (apparentemente defilato) e Antonio Vanelli, che si sarebbe salvato perché in quel momento stava partecipando al funerale di Rocco Sollecito. La pista per quanto verosimile lascia però perplessi perché è davvero inusuale che killer professionisti non abbiano messo in conto la presenza di Vanelli al funerale. E soprattutto hanno preso di mira una persona che l’Hillside café lo frequentava quotidianamente ad orari ben precisi. I regolamenti di mafia invece, sappiamo bene qui in Italia, anche a distanza di anni hanno logiche e codici che superano le barriere del tempo, lanciando dei messaggi chiari e precisi.
L’unica certazza è che l’ eliminazione dei sei componenti della commissione indica chiaramente che le nuove leve sono decise a tutto pur di mettere le mani sugli affari della Sesta famiglia.
I Rizzuto negli anni si sono creati molti nemici, viene perciò da pensare che il sospettato numero uno si chiami ‘ndrangheta. Tra tutti il cosiddetto “Siderno Group” che in Canada vuol fare capire chi comanda il traffico di stupefacenti già da tempo. Negli anni sono state tracciate molte ipotesi, tra cui vendette degli stessi cartelli latinoamericani, ma nessuna ha retto nel tempo o è stata adeguatamente sondata.
7 giugno 2016
Tratto da: narcomafie.it