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martello giudice web3"Adesso collaboro con sincerità, lo faccia Lo Sciuto, era sempre con me"
di AMDuemila
E' tornato in aula Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro, ascoltato, a Palermo, nel processo d’appello “Eden”, che alla sbarra vede tutti gli imputati, sia assolti che condannati, giudicati in primo grado dal Tribunale di Marsala quando furono condannati a tredici anni di carcere Anna Patrizia Messina Denaro e a sedici anni Francesco Guttadauro, rispettivamente sorella e “nipote del cuore” della superlatitante di Castelvetrano, Matteo. Entrambi furono ritenuti colpevoli di associazione mafiosa (la sorella per concorso esterno) e tentata estorsione in danno di Rosetta Campagna. Per intestazione fittizia di beni, invece, tre anni furono inflitti a Vincenzo Torino. Venne invece assolto dall'accusa di mafia Antonino Lo Sciuto, ex direttore tecnico dell’impresa Bf costruzioni di Giovanni Filardo, altro cugino di Matteo Messina Denaro, anche grazie alle dichiarazioni di Cimarosa che lo aveva parzialmente scagionato.

Ed è proprio su di lui che Cimarosa ha lanciato nuove accuse presentandosi in aula non come un "pentito" ma come un "dichiarante".
Nella sua deposizione davanti la terza sezione penale della Corte d’appello di Palermo (presidente Raimondo Lo Forti, a latere Mario Conte e la relatrice Daniela Troja), Lorenzo Cimarosa ha dichiarato di voler dire "tutta la verità". "Non l'ho fatto nei confronti del mio amico e coimputato Lo Sciuto - ha poi aggiunto - Fino ad ora ho sminuito le sue responsabilità, ma lui ha fatto le stesse cose che ho fatto io, essendo sempre in mia compagnia e accompagnandomi ovunque. Per cui, se io sono stato dichiarato colpevole, deve esserlo pure lui. Perché non collabora, perché non ammette le proprie colpe? Io l’ho fatto. Dovrebbe farlo anche lui”.
Cimarosa (anch’egli coinvolto nell’operazione Eden e condannato a 5 anni e 4 mesi con l’abbreviato) ha ribadito di essere stato spinto a cambiare vita per sete di giustizia. La testimonianza di Cimarosa, profondamente segnato dalla malattia che lo ha colpito, è stata sicuramente complessa ma è fondamentale nel processo in corso.
Proprio a causa del suo stato fisico, nel merse scorso il dichiarante ha ottenuto gli arresti domiciliari e ieri è tornato in aula.
Ha raccontato, inoltre, di essere stato, dopo l'arresto di Filardo, il punto di riferimento della famiglia mafiosa di Castelvetrano. Ha, poi, ripercorso quello che sono state le attività criminali compiute, spiegando che non è mai stato formalmente affiliato e che per questo era convinto, prima del suo arresto, di non essere un mafioso. Solo successivamente ha compreso che, avendo fatto affari e sistemato contrasti di natura mafiosa, era stato di fatto anche lui un mafioso.
Cimarosa ha anche raccontato che era Francesco Guttadauro a mantenere i contatti con lo zio Matteo, anche se era lui (Cimarosa) a incontrare i mafiosi della zona e a dirimere eventuali contrasti. Di questi avrebbe poi riferito a Francesco Guttadauro. A suo dire "Diabolik" infatti non voleva che il nipote si occupasse direttamente di fatti di mafia.
Riguardo a Matteo Messina Denaro il dichiarante ha poi rivelato di non averlo mai incontrato ("Lui non incontra nessuno” ha detto) ma di aver ricevuto solo una lettera con la quale questi lo ringraziava per tutto quello che stava facendo. Durante l'udienza, poi, rispondendo agli avvocati che sollevavano dubbi sulla "compatibilità del suo ruolo di mafioso con una sua precedente condanna per assegni a vuoto” ha risposto in maniera netta: “Avvocato, ci sono tante cose che non si dovrebbero fare per essere mafiosi, ma che si fanno ugualmente. Pensi che Matteo Messina Denaro ha due figli fatti con una donna che non è sua moglie”. Un ulteirore "schiaffo" al superlatitante che ancora oggi sfugge alla cattura.

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