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polizia autoA denunciare diversi commercianti immigrati
di AMDuemila
C’è un’aria nuova a Palermo. La Polizia di Stato ha eseguito 10 provvedimenti di fermo disposti dalla Dda della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo nei confronti dei presunti esponenti di un'organizzazione che avrebbe tenuto sotto controllo il quartiere Ballarò, vessando commercianti immigrati con richieste di pizzo. Gli indagati sono accusati di decine di reati, aggravati dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale, vicini alle famiglie mafiose di "Palermo Centro". I reati contestati sono tentato omicidio, estorsione, incendio, rapina, violenza privata e lesioni personali tutti perpetrati ai danni di extracomunitari prevalentemente del Bangladesh. Le indagini della Squadra Mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti, hanno subito un decisivo impulso dopo l'arresto di Emanuele Rubino, 28 anni, accusato del tentato omicidio di Yusupha Susso, 22 anni, giovane gambiano ferito il 4 aprile scorso con un colpo d'arma da fuoco alla testa dopo avere reagito all'ennesimo atto di gratuita sopraffazione. La vicenda ha provocato la ribellione della comunità di immigrati che vivono nel centro storico, molti dei quali hanno denunciato le vessazioni subite dagli uomini del racket. All'operazione, tra i vicoli del rione Ballarò, hanno partecipato oltre 100 agenti. L'operazione è stata coordinata dal Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Sergio Demontis ed Ennio Petrigni. I commercianti e gli ambulanti del Bangladesh, che si sono ribellati ai soprusi, subivano continuamente rapine e violenze. Una delle regole principali imposte dal gruppo di giovani fermati era "se vuoi aprire il negozio, senza avere problemi, devi pagare". Una volta avviata l'attività, i commercianti erano obbligati a versare il pizzo con una cadenza settimanale. Il gruppo criminale controllava il rione Ballarò e fondava il proprio potere sul timore che procurava all'intera comunità di stranieri. Chi non rispettava le "regole" imposte dal gruppo criminale rischiava pesanti ritorsioni, che andavano dalle minacce aggravate, anche con le armi armi, a veri e propri pestaggi. Le indagini della Squadra Mobile sono partite dal fermo di Emanuele Rubino per il tentato omicidio di Yusupha Susso. Gli extracomunitari convocati presso gli uffici della Squadra Mobile, dopo i primi tentennamenti dovuti alla paura e al terrore, facendosi forza l'un l'altro, hanno rotto il muro di omertà che andava avanti da anni ed hanno deciso di raccontare la loro "odissea". In poco tempo si sono susseguite le denunce che hanno consentito di accertare decine di reati subiti dalla comunità di immigrati. Di fatto, i cittadini stranieri del quartiere erano impossibilitati a svolgere liberamente il loro lavoro ma, anche, a vivere serenamente la loro vita privata, in quanto le minacce erano rivolte anche ai loro familiari.

Fonte ANSA

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