di AMDuemila
"Non sapevo fosse figlio di un mafioso, l'ho saputo solo dopo. In ogni caso, questo non aveva importanza. Io voglio bene a Mauro, lo frequentavo nel tempo libero. Con lui mi divertivo". A dichiararlo è stato l'ex bomber del Palermo calcio, Fabrizio Miccoli, nel corso della deposizione al processo a Mauro Lauricella, figlio del mafioso della Kalsa Antonino detto “'u scintilluni” e Gioacchino Alioto per estorsione aggravata.
Anche Miccoli è sotto inchiesta, in quanto dopo che la Procura di Palermo aveva stralciato la sua posizione chiedendo l'archiviazione il gip l'aveva respinta. Miccoli è accusato di aver contattato Lauricella, che frequentava abitualmente, per risolvere una questione correlata alle quote societarie di un fisioterapista in un locale a Isola delle Femmine, il Paparazzi. Il fisioterapista, infatti, aveva un credito nei confronti degli altri soci e non riusciva a riscuoterlo.
L’episodio in cui il calciatore è coinvolto risale agli anni 2010 e 2011, e vede come persona offesa il giovane imprenditore Andrea Graffagnini, titolare della discoteca Paparazzi a Isola delle Femmine. Secondo l’accusa avrebbe subito pressioni perché avrebbe contratto un debito di ventimila euro al momento del passaggio di proprietà dell’attività. Graffagnini non sarebbe stato disposto a pagare ma alla fine avrebbe ceduto, versando 12mila euro per timore di ritorsioni. I soldi andarono a Giorgio Gasparini, ex fisioterapista del Palermo Calcio che attraverso Miccoli sarebbe arrivato a Lauricella, con cui vantava un rapporto molto stretto.
"Sono stato sei anni a Palermo e sono andato tre volte in discoteca, sempre con Mauro. - ha detto Miccoli - Avendo saputo che il fisioterapista aveva qualche problema con questi della discoteca mi è venuto spontaneo parlare con Mauro. Non sapevo di cosa si trattasse e mi sono poi disinteressato". Secondo l'accusa Lauricella avrebbe recuperato 12mila euro, di cui due se li sarebbe tenuti per sé. "Se il fisioterapista voleva fare un regalo a Mauro, io non lo potevo impedire. Non ho chiesto nulla per Mauro, né lui ha chiesto mai qualcosa a me", ha aggiunto. Il pubblico ministero ha chiesto a Miccoli anche dell'interessamento di Lauricella nel recupero della caparra di una casa che l'ex bomber rosanero aveva in affitto in via Archimede. "Raccontai a Mauro quello che era successo, come si fa con un amico - ha risposto - Se poi lui ha fatto qualcosa per quella vicenda, lo ha fatto in autonomia. Io non gli ho chiesto nulla e comunque non ho mai avuto indietro i soldi della caparra".
Nel 2013 era emerso che Miccoli, in compagnia di Lauricella, parlando del giudice Giovanni Falcone aveva usato espressioni poi aspramente criticate: “Quel fango di Falcone”, canticchiavano Miccoli e Lauricella junior a bordo del Suv, intercettati dalla Procura, o anche: “Vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone” a un amico con il quale si davano appuntamento.
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