Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

riina salvatore web4Il boss corleonese depone al Capaci bis, che si celebra in appello
di Aaron Pettinari

Totò Riina, il Capo dei capi di Cosa nostra, rompe il silenzio e al processo d'appello bis per la strage di Capaci, in corso davanti alla corte d'assise d'appello di Caltanissetta, decide di rispondere alle domande dei legali di alcuni imputati (alla sbarra ci sono il pescatore di Santa Flavia, oggi pentito, Cosimo D'Amato e i due boss Giuseppe Barranca e Cristofaro "Fifetto" Cannella). Un'udienza di pochi minuti che però è stata utilizzata dal boss corleonese soprattutto per attaccare il pentito Giovanni Brusca, senza riconoscere alcuna responsabilità.
“Di tutte queste cose io non so niente”, ha detto quando gli è stato chiesto dell'incontro avuto con l'ex boss di San Giuseppe Jato si sarebbe parlato dell'esplosivo per l'attentato a Falcone. Il collaboratore di giustizia aveva dichiarato che era stato Riina stesso a dirgli che parte dell'esplosivo era stato procurato dai fratelli Graviano, boss palermitani di Brancaccio.
“Giovanni Brusca dice tutto lui, sa tutto lui, ma nessuno di noi sa niente – ha aggiunto Riina che ha partecipato all'udienza in videoconferenza su una lettiga - Questo è un inventore, si inventa le cose, è uno che ha ucciso molte persone. Io lo conosco perché sono di Corleone, lui di San Giuseppe Jato e avevamo dei terreni confinanti. Di altro non so”.
Il capomafia, recentemente ricoverato in ospedale a Milano e detenuto al 41 bis a Parma, è parso affaticato, tanto che più volte sia i giudici che le parti hanno dovuto fargli ripetere le frasi che pronunciava perché risultavano di difficile comprensione.
Riina era stato chimato a deporre anche al Borsellino quater ma il boss non è mai salito sul banco dei testimoni in quanto a causa delle gravi condizioni di salute rappresentato dal suo legale Luca Cianferoni. L'avvocato però precisò anche che il suo cliente aveva comunque intenzione di avvalersi della facoltà di non rispondere in quanto imputato di reato connesso.
A distanza di qualche mese, però, il Capo dei capi, ha voluto riprendere la parola in un'aula di giustizia. Per quale motivo? Perché diventa utile parlare al processo sulla strage di Capaci e non su quello di via d'Amelio?

Tale padre, tale figlio
Forse uno dei motivi è per proseguire con quell'atto d'accusa nei confronti di Giovanni Brusca ed i pentiti che già il suo terzogenito, Giuseppe Salvatore Riina, aveva fatto in diretta televisiva nella tanto discussa intervista a “Porta a Porta”. Il nome di Brusca è l'unico ad essere citato da Riina jr tra i pentiti, attaccati come persone “che non si sono fatte un giorno di carcere” in cambio delle loro delazioni (un dato falso in quanto non esiste pentito mafioso mai finito in carcere e lo stesso Brusca è tuttora detenuto) e che “dicono di aver commesso cose, accusano persone e poi tornano in mezzo alla strada a fare ciò che facevano prima”.

Le stragi durante l'ora d'aria
Altro dato che non va dimenticato riguarda poi le rivelazioni dello stesso Salvatore Riina intercettate durante l'ora d'aria che trascorreva con Alberto Lorusso, al carcere Opera di Milano.
Con il boss pugliese rivendicava le stragi: “Quello venne per i tonni – diceva alludendo a Falcone che nel maggio del ’92 era stato invitato a Favignana ad assistere alla mattanza – e gli ho fatto fare la fine del tonno”. E poi ancora sull'attentato di Capaci: “Meno male che lui si è voluto mettere là al posto dell'autista, se no si salvava, disgraziato. Una trovata migliore l'ha potuta trovare lui solo...
Mentre era al telegiornale...sono feriti lui e la moglie. Minchia feriti! Poi nel mentre il telegiornale: è morto Falcone. Ti metti là minuto per minuto, no? Ci siamo! Ci siamo! Ci siamo!”. “Minchia ho detto – proseguiva il boss corleonese - ma guarda che bordello. La moglie è viva, è viva. Dopo dieci minuti dice l'hanno ammazzata pure. Mia moglie dice: ma cosa è successo, ma che disgrazie, mischineddu, mischineddu... (poverino ndr) c'era una macchina, un aereo, lo hanno bombardato. Poi cercano l'aereo che non si è potuto trovare più...Poi subito allerta per la seconda”. “La seconda” per gli investigatori sarebbe la strage in cui morì Paolo Borsellino.
Durante quel suo “flusso di coscienza” in carcere, Riina esprimeva anche il suo rammarico di non aver potuto proseguire i piani sanguinari, stoppati con il suo arresto. “Io – raccontava- avrei continuato a fare stragi in Sicilia, piuttosto che queste cose in Continente, cose ambigue… dovevamo continuare qui”. Quindi faceva intendere che su certi fatti ci sono alcuni “misteri fittissimi”, che riguardano soprattutto la strage di Capaci: “Queste cose i picciotti di Cosa Nostra non dovranno saperle mai”. Alcuni di questi misteri Riina diceva di averli condivisi solo con un altro uomo d’onore, il boss poi pentito Totò Cancemi, il capo-mandamento di Porta Nuova che prese il posto di Pippo Calò, il “cassiere” della mafia, morto però nel 2011.

Spatuzza conferma
Conclusa la deposizione del boss Riina è poi toccato al pentito Gaspare Spatuzza salire sul banco dei testi per confermare le dichiarazioni già rese. Spatuzza è stato nuovamente citato perché, quando era stato sentito in trasferta, non gli era stata fatta leggere la formula del giuramento. Il collaboratore si è limitato a ribadire quanto detto. La Corte d'Assise d'Appello ha quindi chiuso l'istruttoria e ha fissato per l'11 e il 13 maggio due udienze per la requisitoria del procuratore generale Sergio Lari e dei sostituti Fabio D'Anna e Antonino Patti.

ARTICOLI CORRELATI

Riina non deporrà al processo Borsellino quater

Roberto Saviano: ''Vespa non ha capito il messaggio di Riina Jr''

Riina jr a ''Porta a Porta''?

Riina e l'offensiva contro i pm di Palermo: “Gli macinerei le ossa”

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos