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di AMDuemila
Incontri top secret tra boss per comuni strategie
Sette gli indagati per associazione mafiosa, presunti fiancheggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro che oggi hanno ricevuto un’ordinanza di custodia cautelare da parte dei Carabinieri. L'operazione è denominata “Triokola”, dal nome antico di Caltabellotta (Agrigento), paese da dove è nata l’inchiesta, ed è il risultato di indagini investigative del Ros e del Comando provinciale Carabinieri di Agrigento, che colpiscono il mandamento mafioso di Sambuca di Sicilia (Agrigento).
L'ordinanza è stata emessa dal gip di Palermo su richiesta della locale Procura distrettuale. Gli arresti, all'alba, sono stati eseguiti a Sambuca di Sicilia e a Burgio.
Dalle indagini sono emersi gli assetti criminali del sodalizio agrigentino, e il ruolo di anello di collegamento svolto nei confronti di Cosa nostra attiva nella Sicilia occidentale, oltre al collegamento con Messina Denaro.
Le indagini, avviate nel 2009, sono state coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Maurizio Scalia, insieme ai sostituti Rita Fulantelli, Emanuele Ravaglioli e Claudio Camilleri della direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Secondo gli inquirenti la rete di fiancheggiatori avrebbe "bonificato" le campagne della zona per permettere gli incontri di esponenti mafiosi con il presunto boss di Sambuca Leo Sutera, detto “il professore”, arrestato e poi scarcerato, considerato dagli investigatori vicino a Messina Denaro nonché principale esponente del mandamento mafioso di Sambuca di Sicilia. Di Sutera, ritenuto fra il 2010 e 2012 capo della provincia di Agrigento, gli inquirenti sono riusciti a documentare una serie di incontri riservati con esponenti mafiosi delle province di Agrigento e Palermo nelle campagne di Sambuca di Sicilia. Sutera - arrestato nel giugno del 2012 e condannato a 4 anni di reclusione per associazione mafiosa - si avvaleva di un collaudato e fedele circuito di favoreggiatori incaricato di procedere ai sopralluoghi nell'area scelta per gli incontri, costituire una cintura di sicurezza della zona e prelevare i partecipanti da portare al cospetto del capomafia.
L’inchiesta ha permesso di evidenziare che quei vertici servissero alla pianificazione di comuni strategie criminali da estendersi anche fuori provincia. Gli appuntamenti non avvenivano mai nello stesso luogo, mai all'interno di fabbricati. I partecipanti, inoltre, per prudenza erano soliti camminare per i campi allo scopo di neutralizzare l'eventuale presenza di microspie. Gli indagati si avvalevano dei tradizionali "pizzini" per comunicare tra loro.
Gli arrestati nel blitz antimafia sono Giuseppe Genova, 51 anni, considerato il capo della famiglia mafiosa di Burgio (Ag); Andrea La Puma, 69 anni, presunto uomo di fiducia di Leo Sutera, insieme al figlio Salvatore La Puma, di 40 anni. A Sambuca di Sicilia sono stati fermati Gaspare Ciaccio di 32 anni, Vincenzo Buscemi di 64 anni e Luigi Alberto La Sala di 32 anni. Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata anche a Massimo Tarantino, 45 anni, già detenuto per altri reati.
Documentati, dai Carabinieri, gli incontri di Leo Sutera con Salvatore Genova, Cosimo Michele Sciarabba, uomo d'onore della famiglia di Misilmeri (Palermo) e figlio di Salvatore (già reggente della famiglia di Misilmeri e del mandamento di Belmonte Mezzagno-Misilmeri dopo l'arresto del capo mandamento Benedetto Spera) e con Gaetano Maranzano, uomo d'onore della famiglia di Palermo-Cruillas. Sciarabba e Maranzano sono stati arrestati nel giugno del 2013 in quanto ritenuti esponenti di spicco dei rispettivi mandamenti mafiosi, tanto da essere presenti alla riunione dei capi mandamento di Palermo il 7 febbraio del 2011 all'interno del ristorante Villa Pensabene. Secondo l'accusa, il supporto logistico era garantito da Andrea e Salvatore La Puma, agricoltori di Sambuca di Sicilia e strettamente legati a Sutera, e da Gaspare Ciaccio, Vincenzo Buscemi, Massimo Tarantino e Luigi La Scala.
Fonte ANSA