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carcere cellaQuesta la testimonianza di Franco Chinnici
di AMDuemila
Il racconto della storia di Franco Chinnici, insegnante di religione e di teologia, pubblicato su www.livesicilia.it, manifesta davvero l'opportunità di riscatto per chi ha commesso un errore nella vita. Una storia semplice ma al tempo stesso di grande impatto, alla scoperta del lavoro che quotidianamente l'Asvope - l'Associazione volontariato penitenziario di cui Chinnici è presidente - compie a sostegno degli “ultimi”. “Quello che faccio in fondo è semplice – racconta al collega Puglisi - Ascolto la voce umana, laggiù, nella profondità del buio, dove è più difficile che qualcuno la raccolga”. “Abbiamo cominciato da molti anni, prima con esperienze singole che abbiamo messo insieme – dice Franco, il professore -. L'aspetto più importante è far riscoprire l'umanità a chi, magari, l'ha smarrita. Di recente, alcuni detenuti dell'Ucciardone hanno portato sulla scena Omero, Iliade e Odissea, grazie a un laboratorio teatrale. Non si può neanche immaginare la forza, la rabbia e le emozioni che hanno tirato fuori. Uno mi ha detto: 'non ho mai saputo fino ad ora quanto fosse potente il teatro'”. Rappresentazioni teatrali recitate in siciliano che hanno davvero portato i detenuti alla scoperta di una nuova realtà.
L'Asvope esiste ormai da sedici anni ed in campo mette una lunga serie di attività. Dal sostegno scolastico, ai laboratori, passando per le pratiche burocratiche o i collegamenti con parrocchie e patronati. Poi ancora colloqui psicologici, attività sportive ma anche dei contributi materiali come la consegna di occhiali, vestiti e quant'altro.
Chinnici prosegue il suo racconto ricordando quanto gli disse un ragazzo rom che era finito in carcere per omicidio: “Lui non voleva uccidere nessuno, mentre stava rubando una macchina travolse il proprietario per disgrazia. Lui è uno di quelli che testimoniano quanto si possa cambiare, se uno lo vuole davvero. Ci siamo incontrati per anni. Ha mandato i suoi bambini a scuola e mi ha spiegato perché: 'qui ho capito che senza l'istruzione si è destinati a rimanere schiavi'. Ricordo soprattutto un altro che mi è rimasto appiccicato al cuore”.
Poi c'è anche la storia “dell'amico che ammazza il suo migliore amico” che prima “sembrava uno zombie” poi “ha iniziato un percorso di vera redenzione” aiutanto altri compagni di prigionia, prendendosene carico. “Avrebbe desiderato intraprendere un'esperienza di volontariato – aggiunge il professore - Il dolore che ha provocato è il suo cocente rimorso. Invano, ha cercato il perdono”.
Così si cerca di dare una mano ai cinquecento ospiti dell'Ucciardone e i mille e passa del Pagliarelli.
Aggiunge ancora Franco: “Il carcere consuma l'aria che respiri, ti toglie lo spazio e il tempo. L'effetto peggiore consiste nel perdere lo status di persona. Gli altri ti vedono, e tu stesso finisci per vederti, come un animale in gabbia. Quale tipo di rinascita è possibile se sei un vuoto a perdere?”.
Eppure anche in questo caso c'è chi non si arrende e talvolta arrivano anche i risultati. “Un detenuto – conclude – un giorno mi disse: 'ti prometto di essere migliore', non ho mai sentito parole più belle”. Un messaggio di speranza e riscatto per tutti coloro che si trovano a dover affrontare quest'esperienza di vita.

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