di Aaron Pettinari
“L’avvocato Marcatajo era consapevole di aiutare il costruttore boss Graziano”. Così i giudici del Tribunale del Riesame confermano le accuse nei confronti del noto legale palermitano, Marcello Marcatajo (in foto), arrestato nel gennaio scorso durante l'operazione Cicero con l'accusa di riciclaggio.
Secondo il collegio presieduto da Antonella Consiglio va quindi riconosciuta l'aggravante mafiosa.
Intercettato per mesi dopo il ritrovamento di un “pizzino” con il suo nome in casa dell'imprenditore Vincenzo Graziano, avrebbe gestito diverse compravendite immobiliari per conto della famiglia mafiosa dei Galatolo e dello stesso Graziano. Secondo quanto ricostruito dagli uomini del Nucleo di polizia valutaria Marcatajo col passare del tempo sarebbe diventato una sorta di consulente economico-finanziario dei boss. I suoi legali difensori hanno tentato di dimostrare che gli unici rapporti avuti dall'avvocato civilista erano quelli con il figlio di Vincenzo, Francesco, finito sotto indagine giudiziaria solo recentemente.
I giudici però non hanno dato ragione all'accusa e nel confermare l'ordinanza di custodia cautelare i giudici mettono nero su bianco che “Vincenzo Graziano aveva il ruolo di cassiere investitore per conto della famiglia Madonia” e Marcatajo aveva la “consapevolezza” del ruolo mafioso rivestito dallo stesso Vincenzo Graziano.
I giudici scrivono che lo stesso avvocato “nella conversazione con l’avvocato penalista Bondì, dimostra la piena consapevolezza che per salvare se stesso e la sua immagine dalla contestazione dell’aggravante di mafia, è necessario che non emerga una qualsivoglia circostanza obiettiva capace di confermare, nelle indagini, la conoscenza diretta o un mero collegamento a Vincenzo Graziano, del quale evidentemente conosce la caratura criminale”.
E Graziano non è certo uno qualunque. Questi era il reggente del mandamento di Resuttana dopo l'arresto di Vito Galatolo, ex boss dell'Acquasanta, oggi pentito. Proprio Galatolo lo ha indicato come il custode dei 200 chili di tritolo comprati in Calabria fra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, da utilizzare contro il magistrato palermitano Nino Di Matteo.
Proprio durante le indagini sull'avvocato Marcatajo è emerso che una parte dei soldi ricavati dalla vendita di alcuni box (operazione svolta dal legale per conto dei Graziano, ndr) sarebbero stati investiti per l'acquisto dell'esplosivo.
“Marcatajo è vero che ha agito con Francesco Graziano - proseguono i giudici del Riesame - ma in evidente raccordo con un’entità plurale”. Per il tribunale del riesame siamo di fronte a “reati che per la loro capacità di inquinare il tessuto economico della società indicano il concreto e attuale rischio che commetta altri reati della stessa specie”.
Marcatajo, per il Riesame c'è l'aggravante di mafia
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