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cannizzo francesca rita maria cop ansaReati di corruzione e concussione
di AMDuemila
Corruzione e concussione. Accanto a questi due reati è scritto ora il nome dell’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, indagata dalla Procura di Caltanissetta dell’ambito delle indagini che hanno coinvolto l’ex presidente delle Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, e l'amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara. L’inchiesta, seguita dai procuratori aggiunti Lia Sava e Gabriele Paci, è stata prorogata di altri sei mesi.
La Cannizzo è accusata di corruzione e concussione in concorso con la Saguto. La prima è stata trasferita a Roma per volontà del Viminale, lo scorso novembre, quando ancora non era formalmente indagata ma già l’indagine sul “sistema” di raccomandazioni, regali e favori aveva suscitato più di un imbarazzo. Sempre a novembre il Csm aveva preso la prevedibile decisione di sospendere la Saguto dalle funzioni e dallo stipendio.

Ora al centro delle indagini c’è anche il rapporto di amicizia e di reciproci favori tra ex prefetto e magistrato, grazie al quale la Saguto aveva libero accesso a Villa Pajno, residenza della Cannizzo dove sono stati festeggiati i 60 anni dell’ex presidente delle Misure di prevenzione. A questo si aggiungono altri episodi come la consegna di frutta al prefetto, proveniente da un’azienda in amministrazione giudiziaria, o quella volta che la Saguto inviò gli agenti di scorta preposti alla sua sicurezza in lavanderia per ritirarne la giacca.
Dalle conversazioni registrate si evince inoltre l’abitudine, tra le due, a raccomandarsi reciprocamente alcuni dei loro “pupilli”: la Cannizzo avrebbe infatti segnalato alla Saguto Stefano Scammacca, nipote del prefetto di Messina, mentre il magistrato aveva chiesto al funzionario di fare in modo che Carmelo Provenzano, professore universitario e amministratore giudiziario, fosse assunto al Cara di Mineo.
Scrive la Finanza: "Il 12 giugno Provenzano contatta la Saguto ringraziandola per la segnalazione del suo nome al prefetto di Palermo quale potenziale commissario del Cara di Mineo". "Se va bene come penso che deve andare... – esclamava in quell’occasione il docente universitario, che in cambio stava scrivendo la tesi di laurea per conto del figlio della Saguto – non ci ferma più nessuno e siamo nominabili ovunque, non solo qua". E al magistrato diceva: “Tu sei una potenza. Ma non potenza di potere, proprio di energia e di coinvolgimento a 360 gradi".
Nell’inchiesta un capitolo che andrà approfondito riguarda anche il patto che, secondo gli investigatori, la Saguto avrebbe stipulato con Cappellano Seminara: l’accesso a considerevoli patrimoni e, in cambio, delle consulenze a favore del marito, Lorenzo Caramma, ugualmente indagato. L’ex presidente delle Misure di Prevenzione, davanti al Csm che l’aveva convocata, aveva dichiarato che mai era avvenuto questo scambio. Il Csm, invece, aveva parlato di “gravi indizi” sul fatto che il magistrato abbia avuto la somma di 20mila euro da parte dell'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, a cui aveva rivolto un "evidente richiesta di aiuto", "stretta tra la pressione della banca e l'esigenza di far fronte a un tenore di vita familiare che faticava a tener conto della realtà". Così come, proseguiva l’ordinanza, "è verosimile" che un altro degli amministratori giudiziari di fiducia di Saguto, Carmelo Provenzano, si sia comportato nello stesso modo.

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