Attentato a Di Matteo: soldi per tritolo da vendita garage
di AMDuemila
Secondo gli inquirenti gestiva gli affari dei boss del clan Acquasanta di Palermo. La Guardia di Finanza ha arrestato l’avvocato palermitano, Marcello Marcatajo, 69 anni, insieme al quale sono finite in carcere altre otto persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa.
Il legale, che si sarebbe occupato soprattutto della gestione degli immobili del costruttore mafioso Vincenzo Graziano e del boss Vito Galatolo, è accusato di riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti, con l'aggravante di aver agevolato Cosa nostra.
Il ruolo di Marcatajo negli affari del clan sarebbe emerso da alcuni documenti sequestrati all'imprenditore dagli investigatori e poi confermato da Galatolo, passato tra le fila dei collaboratori di giustizia. Il professionista è stato intercettato per mesi: dalle conversazioni registrate emergono i timori di Marcatajo che, dopo il pentimento del capomafia, era preoccupato di essere arrestato. In carcere è finito anche un ingegnere, Francesco Puccio, 67 anni.
L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Vittorio Teresi e dai pm Annamaria Picozzi, Amelia Luise, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene e condotta dal Nucleo Speciale della Polizia Valutaria.
Fonte ANSA
Aggiornamento
Tritolo per Di Matteo: soldi provenienti da vendita garage
I 250 mila euro che il pentito Vito Galatolo, ex boss dell’Acquasanta, avrebbe messo per l'acquisto del tritolo destinato ad un progetto di attentato al pm palermitano Nino Di Matteo, sarebbero provenuti dalla vendita di alcuni box auto di fatto di proprietà del capomafia. Si tratta di uno dei particolari dell’indagine. E' stato lo stesso Galatolo, nei mesi scorsi, a chiarire la provenienza del denaro utilizzato per l'acquisto dell'esplosivo, che però non è stato mai ritrovato. Dall'inchiesta è emerso che Marcatajo, attraverso la società immobiliare Igm Srl, gestiva gli affari immobiliari del clan. Da lui, all'epoca insospettabile professionista, l'ex presidente dell'Ars, Francesco Cascio, acquistò una villetta che ora è finita sotto sequestro.
"I professionisti che favoriscono Cosa Nostra e con le loro azioni consentono alla mafia di delinquere non hanno più alibi e devono essere consapevoli delle loro enormi responsabilità". A dichiararlo è stato il procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, commentando il blitz della Guardia di Finanza. "Se è vero che la mafia militare è indebolita - ha proseguito Teresi - non si può dire altrettanto del livello economico e politico, che è sempre più forte". "L'indagine di oggi - ha detto il comandante del nucleo speciale di polizia valutaria della Finanza, Giuseppe Bottillo - ha disvelato il ruolo dei professionisti che, da meri prestanome, sono diventati organici a Cosa Nostra, scegliendo di delinquere e adoperarsi per il sodalizio mafioso".
L'operazione di oggi, ha detto il procuratore capo di Palermo Franco Lo Voi in audizione alla Commissione parlamentare antimafia, "è da segnalare anche perché è vero che intervengono le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Galatolo ma in realtà non vengono usate come spunto da cui far partire le indagini ma a riscontro di indagini già avviate dal nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza". La Guardia di Finanza, ha spiegato Lo Voi, "ha svolto una attività di altissimo livello che, dopo gli accertamenti, ha visto confermati i risultati dalle affermazioni di Galatolo". "Ciò - ha concluso il magistrato - conferma la capacità elevatissima raggiunta dalle forze di polizia che sono in grado di individuare e accertare i reati. Siamo in una fase iniziale, vedremo quali saranno gli sviluppi di questa vicenda processuale”.
Per il procuratore capo di Palermo si tratta di una indagine significativa non solo perché "ha colpito il patrimonio di un gruppo mafioso facente capo alle famiglie Graziano e Galatolo", ma anche per il fatto che "ha toccato alcuni soggetti appartenenti al mondo delle professioni, in particolare un avvocato e un ingegnere che si sono prestati, secondo la tesi dell'accusa, a riciclare gli enormi capitali prodotti da quelle famiglie, a intestarsi fittiziamente i beni appartenenti a alcuni componenti di quelle famiglie e quindi anche a favorire l'occultamento di questi beni compiendo una serie di operazioni finanziarie che hanno necessità di essere svolte ed eseguite da persone non note negli ambienti mafiose ma che appartengono al mondo delle professioni". "E' un settore sul quale - ha proseguito Lo Voi - io personalmente ho ritenuto di dover investire le migliori energie perché non siamo più ai tempi in cui il reinvestimento delle ricchezze avveniva con l'acquisto di terreni o fabbricati: è un periodo in cui c'è necessità che determinate attività illecite vengano svolte col contributo di professionisti e commercialisti, ingegneri, avvocati, esperti in transazioni che possano consentire l'occultamento, il riciclaggio e il reinvestimento".
Gli arrestati
In carcere nell'operazione antimafia Cicero sono finiti Francesco Cuccio, 67 anni, Angelo Graziano, 36 anni, Francesco Graziano, 41 anni, Vincenzo Graziano, 64 anni, Marcello Marcataio, 68 anni. Ai domiciliari sono finiti Maria Virginia Inzerillo, 37 anni, Giorgio Marcatajo, 32 anni, Giuseppe Messeri, 49 anni, Ignazio Misseri, 25 anni.
Fonte ANSA
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