Per il Pg Scaramuzza è “il motore apparentemente immobile” delle attività criminali
di Aaron Pettinari - 10 luglio 2015
La conferma delle condanne, inflitte dal gup Marino, a 12 anni per Rosario Pio Cattafi, a 7 anni e mezzo per Giuseppe Isgrò, a 6 anni e 8 mesi per Tindaro Calabrese, a 5 anni e 8 mesi per il boss di Castroreale Giovanni Rao, a 4 anni e 8 mesi per Salvatore Carmelo Trifirò, a 4 anni e 4 mesi per Agostino Campisi. Questa la richiesta del Pg Salvatore Scaramuzza, ieri in Corte d'Appello, al processo in abbreviato dell'operazione denominata “Gotha 3”. Durante la requisitoria, durata circa un'ora, il pg ha ripercorso le vicende che hanno portato agli arresti di boss ed affiliati delle famiglie mafiose barcellonesi, tratteggiando con particolare attenzione la figura dell’avvocato Rosario Pio Cattafi, l’uomo indicato da alcuni collaboratori di giustizia come il vero capo della mafia del Longano.
Proprio a quest'ultimo è stata dedicata la prima parte della requisitoria. “Qua non si tratta di una dichiarazione ma di una molteplicità di dichiarazioni misurate e anzi ridondanti provenienti da soggetti che non avevano bisogno di ulteriori accrediti - ha riferito in aula accompagnato dai sostituti procuratori della Dda Vito Di Gregorio ed Angelo Cavallo, applicati in appello per questo processo - Davvero credete alla tesi del complotto? Non ritengo che vi siano dubbi sul ruolo apicale svolto da Cattafi che si è posto come uomo di vertice in grado di relazionarsi con le famiglie mafiose”. “Un soggetto - ha aggiunto - che apparentemente vive nelle istituzioni ma che opera nella mafia come anello di congiunzione”. Secondo il pg Cattafi rappresenta il “motore apparentemente immobile”, considerato uomo chiave dei rapporti tra servizi, istituzioni e criminalità e accusato di riciclare denaro di Cosa Nostra. Decise anche le liquidazioni alle parti civili costituite: 10 mila euro cadauno ai comuni di Mazzarrá Sant'Andrea e Barcellona, 5 mila euro all'Associazione Vittime della Mafia presieduta da Sonia Alfano, 10 mila euro all'Associazione antimafia Pio La Torre; 120 mila euro alla Sicilsaldo e 10 mila euro a Giacomo Venuto, titolare della Venumer, l'impresa che denunciò di essere sarà sottoposta al racket durante i lavori alla galleria Scianina- Tracocia sulla A20, teatro di molti incidenti, anche mortali, anche a causa delle lungaggini nei lavori. Ancora, 30 mila euro a Patrizia Torre, titolare dell'impresa attiva nel settore inerti e movimento terra; anche loro hanno denunciato il pizzo, e 15 mila euro ad Alesci, altro imprenditore che ha deciso di testimoniare contro i clan. Infine, 5 mila euro al pentito Carmelo Bisognano, ex capo del clan di Mazzarrá, e 25 mila euro all'avvocato Fabio Repici, grande accusatore di Cattafi, a sua volta accusato da Cattafi di "macchinare" contro di lui. Il processo è stato aggiornato all'inizio di settembre per dare la parola alle difese.