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ciancio-mario-ppIl Gup ha aggiornato l'udienza al 14 ottobre
di AMDuemila - 20 giugno 2015
E' stata incentrata in particolare sulle tre domande di costituzione di parte civile l'udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell'editore Mario Ciancio Sanfilippo, per concorso esterno all'associazione mafiosa. A presentarle sono stati l'Ordine dei giornalisti di Sicilia, i familiari del commissario della polizia di Stato Beppe Montana e Sos Impresa, associazione antiracket di Confesercenti. I legali dell'editore non si sono opposti e la Procura ha dato parere favorevole. Il Gup di Catania, Gaetana Bernabò Distefano, ha aggiornato l'udienza al 14 ottobre per deliberare sulle richieste. L'Ordine dei giornalisti siciliani, ha spiegato l'avvocato Dario Pastore, ha agito per "tutelare la propria immagine e difendere l'integrità del lavoro dei colleghi e l'autonomia e l'indipendenza dell'informazione". Dario e Girlando Montana, fratelli del commissario Beppe ucciso dalla mafia a Palermo, ha detto l'avvocato Goffredo D'Antona, contestano la mancata pubblicazione di un necrologio sul quotidiano La Sicilia, nel trigesimo della morte del poliziotto, che sarebbe stato rifiutato perché conteneva l'affermazione "con rinnovato disprezzo alla mafia e ai suoi anonimi sostenitori". Sos impresa di Confesercenti, con l'avvocato Fausto Maria Amato, ha ritenuto, se confermate le tesi dell'accusa "colpita la libertà di iniziativa economica". I legali dell'editore, gli avvocati Carmelo Peluso e Francesco Colotti, quest'ultimo in rappresentanza di Giulia Bongiorno, hanno sottolineato che "è giusto che le valutazioni le faccia il giudice: noi saremo felici di dimostrare anche alle eventuali parti civili, e in generale a tutti, l'estraneità alle accuse del dottor Ciancio”.

L'accusa nei confronti dell'editore è stata spiegata dai pm nella richiesta di rinvio a giudizio. “La contestazione si fonda sulla ricostruzione di una serie di vicende che iniziano negli anni 70 e si protraggono nel tempo fino ad anni recenti” e “riguardano partecipazione ad iniziative imprenditoriali nelle quali risultano coinvolti forti interessi riconducibili all’organizzazione Cosa Nostra” e in particolare a un centro commerciale. Titolari dell’inchiesta sono il procuratore Giovanni Salvi (ormai ex dopo la nomina come Procuratore generale di Roma), l’aggiunto Carmelo Zuccaro e il sostituto Antonino Fanara.

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