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ciancio-mario-web00La Procura di Catania blocca i conti in Svizzera
di AMDuemila - 18 giugno 2015
Beni per 17 milioni di euro sono stati sequestrati da carabinieri del Ros Sezione Anticrimine di Catania, a cui erano state delegate le indagini penali e patrimoniali, all'editore Mario Ciancio Sanfilippo. Il provvedimento, rende noto la Procura, è stato eseguito, in applicazione delle norme antimafia, in una banca Svizzera, dove c'erano depositati titoli e azioni per un valore di circa 12 milioni di euro e in una banca etnea, con il blocco di 5 milioni di euro in contanti.
“La Procura di Catania - si legge nel comunicato inviato alla stampa - ha esercitato l’azione penale nei confronti di Ciancio Sanfilippo Mario per avere lo stesso, da numerosi anni, - secondo la magistratura - apportato un contributo causale a cosa nostra catanese e, per tale motivo, proprio domani si terrà la prima udienza preliminare al fine di stabilire se l’imputato dovrà o meno essere sottoposto ad un processo”. In tale contesto "la Procura di Catania, oltre a raccogliere e riscontrare le dichiarazioni di collaboratori di giustizia ed a ricostruire complessi affari promossi dal Ciancio nei quali - secondo la magistratura - avrebbe avuto interesse la mafia, ha così delegato indagini patrimoniali che si sono spinte a ricercare anche dei fondi detenuti illegittimamente all’estero dal Ciancio. Si sono, così, individuati, tra gli altri, depositi bancari in Svizzera, alcuni dei quali schermati tramite delle fiduciarie di paesi appartenenti ai cosiddetti paradisi fiscali; gli accertamenti sono stati agevolati dalla cooperazione prestata, tramite rogatoria e in adesione ai trattati internazionali, della Procura Svizzera di Lugano, la quale ha acquisito dagli istituti bancari documentazione bancaria rilevante”.
Altre indagini sono state delegate al nucleo di polizia tributaria di Catania che “ha acquisito movimentazioni bancarie e altre informazioni sulle quali il consulente della Procura, la multinazionale Price Water House Coopers S.p.a., specializzata in revisioni in bilancio, sta ricostruendo il patrimonio del Ciancio negli anni”.

Il sequestro urgente si è reso necessario nel momento in cui la Procura “è venuta a conoscenza del fatto che Mario Ciancio Sanfilippo aveva dato l’ordine di monetizzare i propri titoli detenuti in Svizzera e di trasferire il ricavato in istituti di credito italiani”.
“Nella richiesta di sequestro – sottolinea la Procura etnea – sono stati ricostruiti numerosi affari del Ciancio che risultano infiltrati da Cosa nostra sin dall’epoca in cui l’economia catanese era sostanzialmente imperniata sulle attività delle imprese dei cosiddetti cavalieri del lavoro, tra i quali Graci e Costanzo”. “Le indagini – conclude la Procura di Catania – hanno consentito di accertare l’esistenza di una sperequazione non giustificata tra le somme di denaro detenute in Svizzera ed i redditi dichiarati ai fini delle imposte sui redditi in un arco temporale assai ampio”.
L'editore è indagato per concorso esterno, e l'udienza preliminare è fissata per domani.
Nel frattempo è intervenuto il legale di Ciancio, Carmelo Peluso, che già ha annunciato di aver chiesto alla Procura di “ascoltare il nostro consulente, il dottor Giuffrida, al fine di dimostrare che tutte le legittime entrate di Ciancio siano assolutamente compatibili con quanto possiede. Reagiremo con precisione, fermezza e dovizia di documentazione”.
Aulla questione è anche intervenuto il deputato, vice presidente della Commissione antimafia, Claudio Fava: “Il sequestro antimafia di 17 milioni di euro ai danni dell’editore Mario Ciancio e la supposta provenienza illecita di quei fondi, in parte detenuti all’estero attraverso fiduciarie di copertura, sono notizie gravi perché riguardano il più potente editore del sud Italia. E la concreta eventualità di una sua compromissione mafiosa getta un’ombra sull’uso che negli anni Ciancio può aver fatto dei giornali e delle emittenti di cui, in tutto o in parte, è l’editore. La Procura distrettuale di Catania - a cui va il nostro riconoscimento per il lavoro paziente e rigoroso che ha fatto, dopo molti anni di colpevole inerzia di quell’ufficio - ha deciso di esercitare l’azione penale nei confronti dell’editore Ciancio 'per avere lo stesso, da numerosi anni, apportato un contributo causale a cosa nostra catanese'. Se quest’accusa gravissima dovesse reggere il vaglio degli altri passaggi giudiziari, dovremmo riscrivere la storia di Catania e probabilmente dell’intera Sicilia: i silenzi di certa stampa, le carriere, le speculazioni urbanistiche, le responsabilità politiche e le impunità criminali”.

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