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masi-saveriodi Aaron Pettinari e Sara Donatelli - 24 aprile 2015
L'accusa chiede la condanna per il falso materiale mentre per la tentata truffa chiede l'annullamento senza rinvio
C'è grande attesa per la sentenza della Corte di Cassazione che sarà chiamata a pronunciarsi sulla sentenza per il maresciallo Masi accusato di falso materiale tentata truffa. Una vicenda che ha avuto inizio nel 2008 quando Saverio Masi, oggi caposcorta del pm palermitano Antonino Di Matteo, lavorava al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri nel capoluogo siciliano. “Usavamo le macchine di amici perché i mafiosi conoscevano le nostre auto di servizio”, aveva dichiarato il maresciallo durante la sua deposizione al processo Mori-Obinu. Nel momento in cui la sezione della Polizia Stradale di Palermo ha chiesto la conferma della versione del maresciallo, i superiori lo hanno denunciato all’autorità giudiziaria perché nessun ufficiale lo avrebbe autorizzato ad usare una vettura privata durante il servizio di polizia giudiziaria quel giorno, oltre al fatto che nessuna annotazione dell’autorizzazione sarebbe stata riportata. Secondo l’accusa avrebbe quindi falsificato un atto del proprio ufficio per far annullare una sanzione del codice della strada di 106 euro, riportata durante un servizio svolto con una vettura privata.

Lo scorso 8 ottobre la Corte d’Appello di Palermo, assolvendo Masi dal reato di falso ideologico del quale era stato precedentemente accusato (insieme agli altri due reati) aveva accertato che quel giorno il carabiniere era in servizio e dunque il problema era limitato al fatto che avrebbe firmato al posto di un’altra persona per dichiarare il vero. Allora la Corte emise una sentenza di condanna a sei mesi con pena sospesa. Questa mattina, presso la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione si è svolta una nuova udienza. La pubblica accusa ha chiesto l'annullamento senza rinvio limitatamente per il reato di tentata truffa; mentre per il reato di falso materiale ha chiesto una condanna di cinque mesi e dieci giorni di reclusione.
Un dato che se dal punto di vista giuridico in vista della sentenza non cambia nulla (il giudice decide autonomamente anche rispetto ai precedenti due gradi di giudizio) sul piano morale non si può non rilevare come l'accusa stessa abbia richiesto proprio l'annullamento per un capo di imputazione. La difesa, nella persona dell'avvocato Giorgio Carta ha invece richiesto l'annullamento senza rinvio per entrambi i reati (falso materiale e tentata truffa) perché il fatto non sussiste. Presenti in aula anche più di venti persone, membri della società civile arrivate da diverse zone d'Italia, dopo i sit-in dello scorso 17 aprile, per sostenere appositamente Saverio Masi in vista di una sentenza che potrebbe arrivare tra oggi ed i primi giorni della prossima settimana.

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