Associazione mafiosa, estorsioni rapine: nel mirino gli appalti della Curia
di AMDuemila - 9 febbraio 2015
27 gli arresti contro i clan mafiosi di Palermo, un'operazione, denominata “Apocalisse 2”, portata a termine la notte scorsa dal nucleo investigativo dei Carabinieri, dalla squadra mobile della Questura di Palermo e dal nucleo speciale di Polizia valutaria. Tra le misure di custodia cautelare, una a carico di un consigliere comunale: si tratta di Giuseppe Faraone, 69 anni, ex esponente del centrodestra ora passato alla lista del governatore Crocetta Il Megafono, accusato di concorso in tentata estorsione: avrebbe chiesto soldi a un imprenditore per conto del boss di San Lorenzo Francesco D'Alessandro. Faraone, ex deputato regionale e poi assessore provinciale, è stato esponente dell'Udc e si è candidato con la lista Amo Palermo al consiglio comunale prima di approdare al Megafono, risultando nel 2012 il primo dei non eletti al parlamento siciliano con 2.085 voti.
Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsioni e rapine. Numerose le vittime - dicono gli investigatori - che hanno ammesso di essere state costrette a pagare il pizzo. Gli ordini di custodia cautelare sono stati firmati dal gip Luigi Petrucci, su richiesta del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dei sostituti Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi, Dario Scaletta e Roberto Tartaglia.
A finire nel mirino degli estortori anche l'impresa che lavorava per conto della Curia nella costruzione di un grande immobile tra via Maqueda e discesa dei Giovenchi, a Palermo. Un grosso appalto che avrebbe fruttato alle casse dei boss 30 mila euro: 15 mila a Palermo e 15 mila a Bagheria, come hanno raccontato alcuni pentiti. Insieme a due imprenditori della provincia sono ricostruite nell'inchiesta altre 13 estorsioni ad altrettanti imprenditori che hanno collaborato con le forze dell'ordine.
"Voglio dire agli uomini delle estorsioni che non hanno molta strada davanti a loro, non hanno futuro. E questo sia grazie alle collaborazioni sempre più numerose delle vittime, sia grazie alle indagini". Così il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ha commentato l’operazione durante la conferenza stampa. "Ci sarà anche un ricambio della manovalanza mafiosa - ha continuato - ma scopriremo anche le nuove leve". “Molto è cambiato”, ha concluso Lo Voi parlando della caduta "del muro di omertà".
Tra gli episodi estorsivi, quello subito dal gestore di un parcheggio che ha rivelato di essere stato costretto a pagare più somme di denaro, o quello dei commercianti che hanno dovuto offrire soldi a titolo di finanziamento di feste patronali. Nel mirino del racket anche una ditta che faceva le pulizie allo stadio di Palermo, costretta ad assumere nove persone vicine ai clan e a dare alla famiglia mafiosa 1500 euro. Il pagamento del pizzo toccava a tutti: Imprese edili, commercianti. Dalle indagini è emerso che una impresa che ha costruito 30 unità immobiliari a Palermo ha versato 30mila euro per "proteggere" i cantieri.
L’elenco degli arrestati
I destinatari delle ordinanze di custodia cautelare (di cui 21 già detenuti) sono: Giusepe Faraone, 69 anni, Davide Catalano 36 anni, Giovanni Vitale, 45 anni, Giuseppe Fricano, 47 anni, Luigi Siragusa, 39 anni, Davide Contino, 26 anni, Franceco La Barbera 31 anni, Girolamo Biondino 66 anni, Giuseppe Calvaruso 33 anni, Domenco Ciaramitaro, 40 anni Giuseppe Fabio Davì, 38 anni, Salvatore D'Urso 40 anni, Silvio Guerrera 53 anni, Roberto Sardisco 39 anni, Domenico Serio, 38 anni, Tommaso Contino 53 anni, Salvatore Mendola, 62 anni, Lorenzo Flauto 39 anni, Agostino Matassa 56 anni, Filippo Matassa 65 anni, Domenico Palazzotto, 29 anni, Gregorio Palazzotto 37 anni, Emilio Pizzurro 56 anni, Antonino Salerno 29 anni, Giovanni Cacciatore 48 anni, Nicola Geraci, 39 anni, Calogero Ventimiglia 43 anni.
La carriera politica di Giuseppe “Pino” Faraone
Faraone, eletto nel 2012 con 896 voti nelle liste di Amo Palermo in consiglio comunale a Palermo, è componente della commissione consiliare lavori pubblici e urbanistica. Per gli amici 'Pino', come scrive lui stesso su Facebook, Faraone, ha lavorato a lungo per l'Ente di Sviluppo Agricolo di Palermo, dove dal 1988 al 2000 è capo dell'ufficio tecnico. Nel 2000 va in pensione per dedicarsi a tempo pieno alla politica. Alla provincia è stato vice presidente della commissione viabilità e trasporti e presidente del Collegio dei questori. Dal 1994 al 2003 è stato capogruppo in consiglio provinciale prima del partito Unione di Centro, poi del Ccd. Dal 2000 al 2004, ha retto la segreteria provinciale dell'Udeur a Palermo, e per due mesi (dal 13 novembre 2001 al 25 gennaio 2002) è stato deputato all'Assemblea regionale. Nel 2005 è tra i sostenitori del Mpa di Raffaele Lombardo: nel 2006 è stato candidato alle regionali ottenendo 3.768 preferenze. L'anno dopo viene nominato dalla giunta regionale vicepresidente del Consorzio autostrade siciliane (Cas), incarico che coprirà fino al 2009, anche se dal 2008 diventa assessore provinciale ai Beni culturali, alla polizia provinciale e controlli ambientali a Palermo fino al 2010.
Fonte ANSA
Addiopizzo: “In contatto con imprenditori, consolidare le denunce collettive”
9 febbraio 2015
"Dopo gli arresti di alcuni mesi fa, Addiopizzo - scrive l’associazione antiracket commentando l’operazione “Apocalise 2” - è entrata in contatto con diversi commercianti ed imprenditori (tra questi anche chi ha parlato del ruolo di Faraone Giuseppe) che avevano subito le estorsioni per convincerli a collaborare con forze dell’ordine e magistrati”. "Durante questo percorso - si legge ancora - l’associazione ha avuto modo di accompagnare diversi operatori economici al nucleo investigativo dei carabinieri, alla sezione criminalità organizzata della squadra mobile e alla polizia valutaria della guardia di finanza dove le vittime hanno fornito fatti ed elementi utili alla ricostruzione delle estorsioni ai loro danni".
"Un lavoro concreto e di sinergia tra Addiopizzo e organi investigativi e magistrati a cui va il nostro sentito plauso, che ha prodotto in questi ultimi mesi dei risultati importanti tra le aree di San Lorenzo e Resuttana. Lo abbiamo affermato diverse volte, ma – mai come oggi – è bene ribadire con forza: adesso o, forse, mai più… Adesso è il momento di distruggere il muro di omertà e di consolidare e diffondere il sistema delle denunce collettive di imprenditori e commercianti. Solo così - conclude la nota - con una decisa e sentita azione popolare, riusciremo a sconfiggere il pizzo".