di AMDuemila - 19 gennaio 2015
Dalle prime ore della mattina gli agenti della Dia di Caltanissetta, sotto il coordinamento della procura distrettuale locale diretta dal procuratore Sergio Lari, stanno eseguendo un provvedimento di confisca di 10 imprese, 25 fabbricati, terreni per un estensione complessiva di circa 350 ettari (il tutto per un valore di 50 milioni di euro) riconducibili al 71enne Paolo Farinella, imprenditore della provincia di Palermo, residente a Caltanissetta, ritenuto un interlocutore privilegiato di personaggi di spicco di Cosa nostra nei territori di Caltanissetta, Trapani e Palermo.
L’operazione trae origine da una complessa attività di indagine, nell’ambito dell’operazione denominata “Flour”, oltre che da diverse segnalazioni di operazioni bancarie sospette eseguite da Farinella e dalla figlia Rosalba.
Padre e figlia risultavano infatti essere titolari, o comunque cointeressati in diverse imprese di costruzioni di opere pubbliche, aggiudicatarie di numerosi appalti in tutto il territorio nazionale, titolari di aziende agricole e proprietari di numerosi fabbricati e vastissimi appezzamenti di terreno nel nisseno e nel palermitano.
Dopo la morte del cugino, Cataldo Farinella, costruttore inserito a pieno in Cosa nostra palermitana (nonché implicato con il mafioso Angelo Siino nella “mafia degli appalti”) Farinella, ugualmente coinvolto in vicende di mafia, è subentrato nella gestione delle imprese che furono del cugino, mantenendo rapporti con personaggi di spicco dell’organizzazione mafiosa nissena, palermitana e del trapanese.
La riserva dei boss
Il latifondo situato in contrada Mimiani di Caltanissetta, con annessa azienda agraria e fabbricati rurali, è risultato in passato anche utilizzato quale riserva di caccia di boss di Cosa nostra più alti in grado – come Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca – anche nel corso delle loro latitanze. Un terreno che risulta essere anche beneficiato da ingentissimi contributi pubblici erogati dall’Agea, e già destinatario nel ‘92 di un provvedimento. Dall’intestazione risultava di proprietà per due terzi del cugino Cataldo e solo per un terzo di Farinella, vero ed indiscusso dominus anche per fare da tramite di alcuni soggetti-prestanome, che di fatto ne deteneva la gestione esclusiva.
Le rendite finanziarie riconducibili al terreno, derivanti da un bene acquisito con capitali di provenienza illecita, sono state utilizzate per finanziare le imprese di costruzione riconducibili a Farinella, acquistare beni immobili intestati ai componenti del suo nucleo familiare e soprattutto sovvenzionare, adempiendo ad un “obbligo d’onore”, la vedova di Cataldo Farinella.
I beni sequestrati
L’intero compendio aziendale di 5 società di lavori edili in esecuzione di appalti pubblici con sedi a Gangi (PA), Palermo, Livorno e Roma;
2 ditte individuali di coltivazioni agricole con sede rispettivamente a Caltanissetta e Gangi (PA);
Quote sociali di 3 società, 2 delle quali di lavori edili in esecuzione di appalti pubblici con sede a Palermo e Catania, e di una di coltivazioni agricole con sede a San Cataldo (CL);
L’intera proprietà di 25 fabbricati nelle province di Caltanissetta e Palermo;
Terreni per un’estensione complessiva di circa 350 ettari situati nelle province di Caltanissetta e Palermo