Presentata interrogazione al Ministro della Giustizia da quattro deputati Antimafia
di AMDuemila - 13 gennaio 2015
Carcere duro nuovamente revocato al boss Aldo Ercolano solo pochi mesi dopo la decisione del ministro Orlando di riconfermarlo per altri due anni. A esigere spiegazioni in merito il deputato Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia, che ha presentato un'interrogazione al ministro della Giustizia firmata anche dai deputati Davide Mattiello e Laura Garavini (PD) e Francesco D'Uva (M5S), tutti appartenenti alla Commissione Antimafia. Evidenziati nel documento i numerosi rapporti della Direzione Nazionale Antimafia, secondo i quali il boss Ercolano è "l'uomo di maggior rilevanza criminale all'interno delle famiglie mafiose di Catania". Per questo "non si comprende - prosegue Fava - quali elementi abbiano potuto determinare, in così pochi mesi, una revisione radicale del giudizio sulla pericolosità dell'Ercolano".
Già a marzo dell’anno scorso il boss, che a Catania dopo la morte di Pippo Ercolano avrebbe preso lo scettro del comando, era tornato ad essere un detenuto comune a seguito di una precedente revoca del carcere duro “per effetto dell'annullamento del precedente decreto ministeriale – aveva scritto in una successiva nota il ministro Orlando, che aveva poi provveduto a riapplicare il 41bis – disposto dal Tribunale di sorveglianza di Roma su ricorso dell'interessato”. Anche allora il vice presidente Fava si era pronunciato con preoccupazione sulla manovra passata sotto il più completo silenzio. Aldo Ercolano, arrestato nel ’94 a soli 34 anni, è il nipote prediletto del boss Vincenzo "Nitto" Santapaola. Dopo l'arresto dello zio è divenuto attuale reggente di Cosa nostra a Catania. Nel 2003 sono stati condannati entrambi all’ergastolo, come esecutore e mandante, per l'omicidio del giornalista Giuseppe Fava, ucciso il 5 gennaio 1984.
Anche oggi Claudio Fava continua a rimarcare sulla pericolosità rappresentata dal boss Ercolano, che in un regime carcerario meno rigido sarebbe più facilitato ad avere contatti dentro e fuori dal carcere. E sono molte, sottolinea ancora l’interrogazione, le recenti operazioni che lo confermano: “Appena due mesi fa, nel corso dell'operazione antimafia Reset si sono acquisite intercettazioni telefoniche, trasferite poi negli atti del procedimento, da cui risulta in modo inequivocabile che Aldo Ercolano è tuttora il capomafia di Catania e che nel corso di una riunione delle cosche catanesi che fanno riferimento alle famiglie Santapaola-Ercolano, al nome di Aldo Ercolano, indicato come l'attuale referente di Cosa Nostra, sarebbe partito tra gli affiliati un lungo applauso". Sempre a novembre, durante l'operazione Caronte, è stato fermato con l'accusa di associazione mafiosa Vincenzo Ercolano, fratello di Aldo. "Secondo il rapporto dei Ros - prosegue il documento - l'autotrasporto continua ad essere il business criminale incontrastato degli Ercolano che, per accrescere i propri affari, avrebbero utilizzato la forza intimidatrice del loro cognome. Un potere criminale recentemente consolidato anche attraverso alleanze eccellenti della criminalità organizzata palermitana e con imprenditori collegati alla mafia agrigentina". "Appare difficile comprendere – è il commento di Fava - che l'erede designato di Nitto Santapaola alla guida di Cosa Nostra a Catania, applaudito come tale in una riunione delle cosche locali secondo le intercettazioni in possesso della Procura di Catania, per due volte in pochi mesi sia stato restituito al regime carcerario ordinario in palese conflitto con le valutazioni sulla sua pericolosità espresse dalla DNA, dalla Procura di Catania e dal ministro Orlando. Al quale chiediamo di intervenire con urgenza".
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