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carabinieri-ros2di AMDuemila - 16 dicembre 2014
Catania. Monaco era considerato un imprenditore di "fiducia" ed "a disposizione". Vincenzo Aiello lo definiva come una persona che conosceva da oltre 30 anni, un suo "amico" che gli stava "alle spalle", che si era sempre comportata in modo "corretto", mandando somme di denaro anche in momenti in cui era in crisi economica. Ora all'imprenditore Giuseppe Sandro Maria Monaco sono stati confiscati beni per 22 milioni di euro da carabinieri del Ros e del comando provinciale di Catania. Monaco è considerato vicino ai clan di Cosa nostra etnea. L’uomo è stato arrestato da militari del Ros nell'ambito dell'indagine Iblis, il 3 novembre 2010, e condannato in primo grado, il 9 maggio 2014, a 12 anni di reclusione per i suoi rapporti con la 'famiglia' Santapaola-Ercolano. I beni interessati sono 26 immobili, nove imprese e sei disponibilità finanziarie.

L'inchiesta Iblis è coordinata coordinata dalla Procura di Catania. Dalle indagini del Ros è emerso che Monaco avrebbe messo a disposizione di Cosa nostra catanese la sua attività imprenditoriale, strettamente connessa con l'allora rappresentante provinciale Vincenzo Aiello ed altri affiliati mafiosi di spicco. Avrebbe partecipato alla distribuzione di lavori controllati dal clan a cui versava anche delle quantità di denaro e permettendo ad imprese mafiose od a disposizione dell'associazione di partecipare a attività economiche. L’accusa sostiene che negli anni '90 Sandro Monaco partecipò al cosiddetto "tavolino" per la spartizione degli appalti pubblici in Sicilia. Una ricostruzione fatta dal pentito Angelo Siino, noto per essere stato il "ministro dei lavori pubblici" di Cosa nostra. Le intercettazioni risalenti al 1998, esponenti apicali della 'famiglia' La Rocca di Caltagirone parlano di Monaco come persona che doveva "farsi sentire" e che era in contatto come "amico". Tanto che, secondo il pentito Salvatore Chiavetta, in quell'epoca l'imprenditore avrebbe dovuto consegnare alla cosca Santapaola 10 milioni di lire, ma ne pagò soltanto la metà. Dalle indagini Iblis dei carabinieri del Ros, emergerebbe che Monaco ha continuato a mantenere stretti contatti con Cosa Nostra sia di Enna che di Catania, versando loro somme di denaro. L'imprenditore avrebbe inoltre partecipato ad affari insieme a Cosa Nostra etnea: nello specifico era uno di quegli imprenditori che doveva partecipare, insieme a Vincenzo Aiello, ai lavori del Parco Tematico di Regalbuto.

Fonte ANSA

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