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liga-giuseppe-bigdi Aaron Pettinari - 6 dicembre 2014
Un milione di euro tra complessi aziendali, un appartamento a Sferracavallo e conti correnti. Tanto è stato sequestrato questa mattina dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Palermo a Giuseppe Liga, 54 anni, imprenditore edile soprannominato l'"Architetto", arrestato nel marzo 2010 in quanto ritenuto reggente della famiglia di Palermo "Tommaso Natale", dopo la cattura di Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Liga, già condannato in appello nel dicembre 2013 per associazione mafiosa ed estorsione, avrebbe rivestito un ruolo rilevante che si estendeva dal controllo delle attività economiche della cosca alla gestione del "pizzo" sui commercianti della zona.
Un professionista che era conosciuto all'interno della Palermo bene, ex reggente regionale del Movimento cristiano lavoratori, finito all'attenzione degli inquirenti da quando in alcune intercettazioni inerenti altre inchieste era stato citato un misterioso “architetto”. Una dicitura che era saltata fuori successivamente anche tra le carte che i poliziotti trovarono il giorno dell'arresto dell'allora capomafia di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo. Nei pizzini trovati nel covo del boss era indicato col numero 013 mentre in un altro vi era anche questa annotazione: “Architetto Liga 10.000”.

Nel settembre del 2008 con l'arresto dell’avvocato Marcello Trapani, legale dei Lo Piccolo, vennero trovati altri riferimenti. Il costruttore Piero Cinà, indicato come un esattore dei Lo Piccolo, nome in codice Alfa, scriveva in un pizzino: “cantiere scalea: continuano a ritardare il saldo, si tratta di 110 mila euro. Ho parlato con Pippo, ma tutto tace”. Pippo, secondo gli inquirenti, era l’architetto. In un'altra intercettazione il titolare della società di costruzioni e altri interlocutori, fra cui Pippo, discutevano sulla rata del pizzo: mille euro ad appartamento. Successivamente, con il pentimento di Marcello Trapani si parla di un cantiere per la costruzione di alcune villette. Inoltre anche altri collaboratori di giustizia, tra i quali Isidoro Cracolici e Maurizio Spataro, lo avevano indicato come elemento molto vicino alla famiglia mafiosa Tommaso Natale - San Lorenzo, per la quale aveva curato importanti investimenti immobiliari. La confisca eseguita dal Gico del nucleo di polizia tributaria di Palermo si inquadra nel procedimento per l'applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale, avviato nel 2012, con il quale, oltre ai sequestri, era stata disposta anche la sospensione temporanea dell'amministrazione di numerose società cooperative edilizie riconducibili all'imprenditore, per valore stimato in 25 milioni di euro, successivamente restituite all'ordinaria gestione.

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