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colletti-bianchi-effdi AMDuemila - 21 novembre 2014
Il latitante Matteo Messina Denaro tra il 2009 e il 2010 sarebbe stato nei pressi di Castelvetrano, insospettabili colletti bianchi sarebbero disposti a finire in carcere pur di coprire e nascondere l’ultimo boss della cupola rimasto a piede libero. Questo è il quadro che emerge dall’ultima operazione dei carabinieri e della Dia che stanno cercando di fare terra bruciata attorno al boss.
Tra i 16 arrestati c’è infatti un certo Calogero Giambalvo, commerciante e consigliere comunale di Castelvetrano che intercettato dalle microspie dei carabinieri racconta ad un altro consigliere, Francesco Marino, di aver incontrato il padrino durante una battuta di caccia.
“Ero a Zangara a caccia, tre anni, quattro anni precisi…ho preso una lepre che era quattro chili e sei, e l'avevo... nella giacca che mi usciva metà di qua e metà di qua... lui (Matteo messina Denaro, ndr) nel mentre era andato da mio zio Enzo (Vincenzo La Cascia, campiere dei Messina Denaro e sorvegliato speciale, ndr).. io non lo avevo riconosciuto a primo acchitto, era invecchiato, mi sono detto, ma questo perché minchia mi cammina appresso... ma quando è arrivato di qua a là … mi ci sono alzato, abbiamo fatto mezz'ora di pianto tutti e due... Lillo come sei cresciuto? Lillò... e io mezz'ora di pianto, e mi voleva fottere la lepre con questa piangiuta”.

Questo legame confidenziale fra l’assessore comunale e la famiglia dei Messina Denaro sembra essere di vecchia data. Nelle chiacchierate dei due politici locali infatti si sente Giambalvo esaltare l’amicizia con il vecchio boss Francesco Messina Denaro: “Prima che lui morisse, un tre mesi prima di morire, io ci sono andato alla casa per scaricare tronconi, aveva che non lo vedevo giambalvo-calogerouna cinquina di mesi.... Entra Lillo prenditi il caffè, zu Cicciu assabenerica... ci siamo abbracciati e baciati, io ogni volta che lo vedevo mi mettevo a piangere...”. Il racconto continua con un mancato arresto del boss: “viene una delle sue figlie e mi dice: ‘Lillo vattene escitene con questo trattore da qua dentro, stanno venendo a fare perquisizione, corri, scappa, vattene Lillo, vattene di corsa’, salgo sopra il trattore... loro di colpo chiudono il portone, minchia s'arricugghieru 1000 sbirri... ti giuro, io ho fatto tutta la via, da Castelvetrano a Zangara a piangere, mi sono detto lo hanno arrestato…”  invece “non lo hanno trovato...”.  L’uomo di fiducia del boss conclude esprimendo tutta la sua devozione all’”uomo d’onore”: “La verità ti dico…Ci fossero gli sbirri qua? E dovessi rischiare a metterlo in macchina e fallo scappare, io rischierei. Perché io ci tengo a queste cose».

Questo mondo all’incontrario, dove il politico che dovrebbe provvedere al bene comune, è invece disposto ad andare contro la legge e rischiare il carcere per proteggere e nascondere il boss mafioso sembra essere condiviso ancora da molti insospettabili. Della stessa pasta sembrerebbe essere l’avvocatessa rampante Lorenza Guttadauro, figlia di Filippo Guttadauro e Rosalia Messina Denaro (sorella del latitante di Castelvetrano, ndr) nonché moglie di Luca Bellomo, arrestato nel blitz dei giorni scorsi e che secondo gli inquirenti avrebbe aiutato il cognato, Francesco Guttadauro, e Patrizia Messina Denaro a mandare avanti gli affari della cosca.

bellomo-luca

La notte in cui si svolse la maxi rapina nel deposito di un corriere che ha sede a Campobello di Mazara ("Ag Trasporti"), il marito della Guttadauro è stato filmato da una telecamera a notte fonda. Eppure l’avvocatessa la mattina successiva racconta al telefono, consapevole di poter essere intercettata, che il marito era stato male tutta la notte, ribadendo qualche ora dopo ad un’amica che l’uomo la notte aveva riposato “.. io mi sono alzata tipo, diversi orari...la salute è la prima cosa, speriamo...”.  La procura ora sta valutando di inviare le intercettazioni al consiglio dell’Ordine degli avvocati, in quanto “queste telefonate forniscono chiari elementi della consapevolezza di Lorenza Guttadauro in ordine alle attività criminali svolte da Bellomo in favore della famiglia”. La figlia del postino di Bernardo Provenzano (Filippo Guttadauro, ndr) è già l’avvocato difensore della zia Anna Patrizia e del fratello, ed ora vuole difendere in aula anche il marito.
Per il momento l’interrogatorio di Bellomo è stato sospeso ed il giudice si è riservato di decidere in quanto ieri mattina, al carcere di Pagliarelli, il pubblico ministero Maurizio Agnello ha sottolineato che: “La condotta dell’avvocato Guttadauro è oggettivamente di favoreggiamento, non è punibile solo perché commessa da un familiare, ma potrebbe comunque far scattare profili disciplinari». Per questo, che il legale difensore di Bellomo sia la moglie, comporterebbe non pochi rischi dati i vantaggi che ha un avvocato con il suo assistito: colloqui in carcere non intercettati e scambio di documenti senza controlli.

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