Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

carabinieri-arresto-bigVIDEO
di AMDuemila - 19 novembre 2014

Sedici gli arresti nel blitz del Ros questa mattina.

Si stringe sempre di più il cerchio attorno al superlatitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro. I carabinieri del Ros sono intervenuti questa notte in un blitz tra Castelvetrano e Palermo che ha portato all'arresto di sedici persone. Tra questi anche il 37enne Girolamo Bellomo, detto Luca, nipote acquisito del boss trapanese, in quanto marito di Lorenza Guttadauro, avvocatessa e figlia di Filippo e Rosalia Messina Denaro, sorella del latitante di Castelvetrano.

Bellomo è reduce da una trasferta in Francia ed in passato si era recato anche in Colombia. Spesso, quando si trovava all'estero spegneva il telefonino ed ora gli investigatori, coordinati procuratore aggiunto Teresa Principato coadiuvato dai sostituti Maurizio Agnello e Carlo Marzella, stanno cercando di ricostruire anche i motivi di quei viaggi. Secondo gli inquirenti Bellomo avrebbe aiutato il cognato, Francesco Guttadauro, e Patrizia Messina Denaro a mandare avanti gli affari della cosca. La sua ascesa risale al dicembre 2013 quando quest'ultimi sono stati arrestati. Le indagini dei carabinieri hanno confermato il ruolo di vertice tuttora rivestito dal capomafia latitante nella provincia trapanese, documentandone i diversificati interessi illeciti con segni impalpabili rappresentati da pizzini e conversazioni via Skype. L'abitazione di Bellomo è passata al setaccio alla ricerca di ulteriori elementi che possano ricondurre al superlatitante condannato all'ergastolo per le stragi del 1993. Contemporaneamente, a Castelvetrano, sono state arrestate altre 15 persone accusate di essere state alle dipendenze di Bellomo, per pianificare e organizzare una maxirapina nel deposito di un corriere che ha sede a Campobello di Mazara ("Ag Trasporti"), un tempo era di proprietà della famiglia di Brancaccio ed oggi è sotto amministrazione giudiziaria. Una rapina che ha fruttato 100mila euro e che rappresenta un importante linfa anche per finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro che vede coinvolta una lunga serie di favoreggiatori. Dalle indagini sono emersi una serie di nomi insospettabili, ognuno con il proprio ruolo come il meccanico incaricato di controllare l'inserimento di microspie nelle auto, oppure il dipendente della Motorizzazione civile di Trapani che verifica le targhe sospette. Dall'operazione emergono anche importanti dialoghi tra la mafia trapanese e le famiglie palermitane di Brancaccio e Bagheria, storicamente legate proprio a Messina Denaro che in quei territori ha trascorso parte della propria latitanza.
Tra gli arrestati anche un elettrauto che controllava se nelle vetture del boss ci fossero microspie.
Ad aprire qualche pista investigativa è stata una comparsa della soap opera della Rai "Agrodolce", girata in Sicilia, Salvatore Lo Piparo, ritenuto affiliato al clan di Bagheria e da sempre fedelissimo a Messina Denaro. "Vi potrà sembrare strano - ha raccontato qualche settimana fa, quando ha iniziato a collaborare con la giustizia dopo l'ultimo arresto - ma io ho fatto proprio la parte di un poliziotto in Agrodolce, andate a vedere; e fui incaricato di andare a procurare delle pettorine con su scritto 'Polizia': servivano per la rapina a un corriere”.
Bellomo, secondo l'accusa, si era anche presentato agli imprenditori che stavano realizzando un nuovo centro commerciale a Castelvetrano, "A29", e aveva imposto le sue ditte per le forniture e i lavori. Il giovane uomo d’affari poteva poi contare su un gruppo di picchiatori che mettevano in riga chi non ubbidiva agli ordini del capo. Per ristabilire l'autorità e il prestigio dell'organizzazione mafiosa nel territorio di Castelvetrano Bellomo ordinò il pestaggio di Massimiliano Angileri, autore di un furto a casa del pluripregiudicato Giuseppe Fontana. Le indagini raccontano che ad agosto del 2013 Angileri venne sequestrato sotto gli occhi della compagna e della figlia, portato in un casolare abbandonato e picchiato violentemente per la restituzione del bottino. Sarebbe stato proprio Fontana, che aveva attirato con un escamotage il ladro a casa sua, a ordinargli di restituire i gioielli (che sarebbero di proprietà dei Messina Denaro), per poi rivolgersi a Bellomo affinché venisse soddisfatto il torto subito. Bellomo pianificò la spedizione e reclutò i picchiatori, che dietro retribuzione hanno pestato Angileri, abbandonandolo moribondo lungo la strada. "Mi hanno legato con delle fascette da elettricista - ha detto Angileri nella denuncia fatta ai carabinieri - e mi hanno colpito ripetutamente sia con calci e pugni che con delle mazze da baseball, lasciandomi per terra. Mentre mi picchiavano, i soggetti che parlavano tutti con cadenza dialettale napoletana, mi hanno riferito più volte che mi dovevano ammazzare e poi bruciare”. Il gruppo sarebbe stato composto da sei persone e lo avrebbero fermato simulando un controllo di polizia mentre guidava la sua auto.

I nomi degli arrestati
Le persone raggiunte dall'ordinanza di custodia cautelare sono Girolamo Bellomo, Ruggero Battaglia, Rosario e Leonardo Cacioppo, Giuseppe Fontana, Calogero Giambalvo, Salvatore Marsiglia, Fabrizio Messina Denaro, Luciano Pasini, Vito Tummarello, Salvatore Vitale, Gaetano Corrao, Ciro Carrello, Giuseppe Nicolaci, Valerio Tranchida e Salvatore Circello.



ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos