Riaperto caso Fierro, secondo D'Amico aiutò ad arrestare boss Santapaola
di AMDuemila - 17 ottobre 2014
Riapre il processo, a seguito delle dichiarazioni di un pentito, per l'uccisione del giornalista Beppe Alfano. La vicenda giudiziaria si è conclusa con la condanna, in via definitiva, all'ergastolo del capomafia Giuseppe Gullotti in qualità di mandante e di Antonino Merlino considerato esecutore materiale dell’agguato dell'8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese. Il collaboratore è Carmelo D’Amico, ex capo dell'ala militare di Cosa nostra a Barcellona. Secondo il pentito il killer non sarebbe Merlino ma un'altra persona, pur confermando il contesto criminale nel quale fu decisa l'eliminazione del cronista.
Come scrive la Gazzetta del Sud, D'Amico sta raccontando le più violente vicende di mafia dai primi anni Novanta in poi. Il racconto apre inediti squarci su una cinquantina di omicidi e sulla storia della mancata cattura del boss catanese Nitto Santapaola che avrebbe trascorso l'ultima fase della sua latitanza proprio a Barcellona. Alfano di questo ne era a conoscenza: un filone d'inchiesta riporta proprio alla latitanza di Santapaola l'ordine della mafia di eliminare il giornalista.
Secondo D’Amico ci sarebbe poi un concreto collegamento tra l’arresto di Santapaola, avvenuto il 18 maggio, e la morte dell’agronomo Angelo Ferro, assassinato nove giorni dopo, il 27, mentre si trovava in auto con la figlia. Un delitto rimasto finora irrisolto, ma stando alle ultime rivelazioni del pentito - il cui contenuto è top secret - i killer avrebbero fatto esplodere i colpi di arma da fuoco contro la sua Fiat Croma in quanto Ferro avrebbe dato indicazioni agli inquirenti per arrestare il boss catanese. Segnale inequivocabile che si era passato il segno.
Del mancato arresto del boss se ne è recentemente parlato in merito al nuovo processo d’appello - pubblica accusa il pg di Palermo Roberto Scarpinato e il sostituto Luigi Patronaggio - per gli ex ufficiali del Ros Mori e Obinu, accusati di favoreggiamento a Cosa nostra per non aver arrestato il boss Provenzano nel ’95 (assolti in primo grado). Secondo Scarpinato anche nel caso di Santapaola il Ros avrebbe compiuto un'operazione che permise al boss di fuggire. D'Amico avrebbe fatto alla Dda di Messina rivelazioni anche in merito a questa vicenda. Nei giorni scorsi c’è stato un incontro tra i magistrati messinesi ed i colleghi della Dda di Palermo.