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ferraro-elena-1di Rino Giacalone - 3 ottobre 2014
Oggi si doveva stabilire la data di riunione straordinaria del Consiglio comunale per dibattere di lotta alla mafia e sostenere l’imprenditrice che dopo avere denunciato un tentativo di estorsione si è vista danneggiare la Tac. Ma la convocazione è andata quasi deserta
Il presidente del Consiglio comunale di Castelvetrano, Vincenzo Cafiso, ci ha provato ma non gli è riuscito oggi definire la convocazione straordinaria del Consiglio comunale da dedicare alla lotta alla mafia, e soprattutto all’imprenditrice Elena Ferraro che dopo avere denunciato Mario Messina Denaro, cugino del boss latitante Matteo Messina Denaro, per un tentativo di estorsione, adesso ha subito una intimidazione fin dentro la sua azienda, la clinica Hermes.

Giorni addietro i cavi che servono a far funzionare la Tac, collocata da tempo all’interno di una stanza del centro, sono stati trovati tagliati di netto, il sopralluogo condotto dagli investigatori della Polizia scientifica ha stabilito che sono state usate delle cesoie per spezzarli. A seguito di questo gesto è stato l’ex presidente della commissione nazionale antimafia, Peppe Lumia, apposta venuto a Castelvetrano per esprimere solidarietà alla imprenditrice, a chiedere che il Consiglio comunale in seduta straordinaria facesse sentire la sua voce a sostegno della Ferraro. Ma è mancata la richiesta ufficiale di un consigliere comunale, ora che c’è stata, promotore il consigliere comunale Pd Pasquale Calamia, Cafiso ha convocato la conferenza dei capigruppo per stabilire ora e data della riunione. Ma stamane alla conta dei presenti il presidente del Consiglio comunale non ha potuto far nulla, presenti soltanto oltre al presidente e a Calamia, i consiglieri Vaccara e Piazza. Seduta deserta, assenza di numero legale, e rinvio della decisione. Sembra che alla maggioranza dei consiglieri non sia risultato gradito il “no” dell’imprenditrice Ferraro ad incontrare il ministro degli Interni Alfano quando questi pochi giorni addietro è stato in visita al Comune. “Ho detto no perché non mi piacciono le passerelle e non è mia intenzione fare da testimonial a qualcosa o a qualcuno. Mi sono schierata contro il racket e il racket mafioso stando seduta dietro la scrivania del mio centro, e in questa sede avrei gradito la visita del ministro Alfano così come hanno fatto altri rappresentanti istituzionali, delle associazioni e della società civile”. Peraltro non è sfuggito il particolare che l’invito a incontrare il ministro Alfano non è giunto alla imprenditrice né dal Viminale né dalla prefettura, ma dal presidente dell’Ncd siciliano on. Cascio, quasi quella fosse una visita di natura partitica e non istituzionale.

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