di AMDuemila - 3 settembre 2014
“A primo colpo, a primo colpo abbiamo fatto... eravamo qualche sette, otto... di quelli terribili... eravamo terribili... L'A 112 ... 0 uno, due tre erano appresso... eh... l'abbiamo ammazzato; Nel frattempo... altri due o tre ... ... lui era morto ma pure che era morto gli abbiamo sparato... là dove stava, appena è uscito fa ... ta ... ta .. , ta ... ed è morto”. Sono questi i ricordi di Totò Riina, raccontati ad Alberto Lorusso il 4 settembre 2013, dell’omicidio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, trucidato 32 anni fa da un gruppo di fuoco insieme alla moglie e all’agente di scorta. “Questo qua cominciò da Corleone. – continua Riina – L'hanno fatto tenente a Corleone, nella caserma di Corleone... E Corleone lo sdisossò”. Il generale Chiesa la Sicilia e la mafia le conosceva bene, e quando era tornato a Palermo in molti si erano preoccupati di ciò che avrebbe potuto fare da prefetto. “Perciò – racconta il capomafia detenuto al 4bis – appena è uscito lui con sua moglie ... lo abbiamo seguito a distanza ... tun ... tun ... Potevo farlo là, per essere più spettacolare nell'albergo, però queste cose a me mi danno fastidio”.
Le conversazioni del boss insieme al mafioso pugliese, risalenti al suo soggiorno al carcere di Opera, sono già state depositate ai pm della trattativa Stato-mafia, e recentemente anche la Commissione parlamentare antimafia ha chiesto le carte alla magistratura per vederci chiaro.
Riina parla del generale a Lorusso: “Questo era ubriaco o era un folle… Minchia, allora ... deve venire... va bene. L'indomani gli ho detto: Pino, Pino prepariamo armi, prepariamo tutte cose”. Così il 3 settembre 1982 una 131 e una BMW strinsero l’A 112 di Emanuela Setti Carraro in via Carini contro un marciapiede, mitragliando a colpi di kalashnikov la donna, il generale e l’agente Russo.
Il “capo dei capi” parla anche della figlia, Rita dalla Chiesa: “Certe volte rido con la figlia, la figlia ... questa ha pure ... Canale 5, questa è appassionata con suo padre. Mischina ha fatto sempre bile con questo suo padre, minchia”.
Nei suoi discorsi con Lorusso Riina aveva parlato anche della cassaforte del generale, svuotata subito dopo la sua morte: “Questo Dalla Chiesa ci sono andati a trovarlo e gli hanno aperto la cassaforte e gli hanno tolto la chiave. I documenti dalla cassaforte e glieli hanno fottuti… Loro quando fu di questo ... di Dalla Chiesa ... gliel'hanno fatta, minchia, gliel'hanno aperta, gliel'hanno aperta la cassaforte ... tutte cose gli hanno preso”.
“Le parole intercettate di Totò Riina confermano i sospetti che manifestammo da subito” replica Nando dalla Chiesa a margine delle commemorazioni per l'assassinio del padre. Alla domanda se Riina parli o meno di cose che conosce personalmente Dalla Chiesa ha risposto: “Certo. Non c'è dubbio. E quando, riferendosi a chi svuotò la cassaforte, dice 'loro' vuol dire che nella casa di mio padre certo non entrò Cosa Nostra”.
Foto: l'auto in cui furono assassinati Dalla Chiesa ed Emanuela Setti Carraro (in alto) e le bare del Generale e della moglie © Shobha
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