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faccia-di-mostro-visoLe nuove dichiarazioni di Giovanna Galatolo
di AMDuemila - 9 giugno 2014
Di lui aveva parlato per la prima volta Luigi Ilardo, mafioso infiltrato dai Carabinieri al seguito di Bernardo Provenzano, ucciso appena prima di fare il salto e diventare collaboratore di giustizia. Giovanni Aiello, alias “faccia da mostro” per una cicatrice che gli ha deturpato il volto (una fucilata) secondo Ilardo sarebbe stato presente in molti delitti misteriosi come il fallito attentato all'Addaura dell'estate dell'89, organizzato ai danni del giudice Giovanni Falcone, o l'omicidio del poliziotto palermitano Nino Agostino (ucciso insieme alla moglie nello stesso anno). Per questo eccidio il padre Vincenzo ha sempre ricordato l'uomo con il volto butterato come “quello che è venuto una settimana prima a chiedere di Nino, una faccia così non si può dimenticare”.

Anche un altro collaboratore di giustizia, Vito Lo Forte, aveva parlato di “faccia da mostro” come di un uomo che ha avuto ripetuti contatti con Cosa nostra, ma questa volta è la figlia del boss Vincenzo Galatolo (coinvolto nella vicenda dell'Addaura e nell'omicidio del generale Dalla Chiesa, per il quale è stato condannato all'ergastolo) a puntare il dito contro Giovanni Aiello, come riportano le colonne di Repubblica. Giovanna Galatolo dopo aver rinnegato la famiglia mafiosa ha iniziato a collaborare rivelando molti segreti e affari familiari. Pochi giorni fa, durante un confronto all'americana la donna è stata chiamata a riconoscere l'uomo col volto deturpato, disposto al fianco di alcuni attori camuffati. E non ha avuto dubbi: “È lui l’uomo che veniva utilizzato come sicario per affari che dovevano restare molto riservati, me lo hanno detto i miei zii Raffaele e Pino”. Giovanni Aiello è un ex poliziotto della sezione antirapine della Squadra Mobile di Palermo (quando era diretta da Bruno Contrada, successivamente numero 3 del Sisde e condannato per mafia) che sostiene di non avere alcuna responsabilità nei fatti in cui risulta indagato, se non altro per il fatto di non aver più messo piede in Sicilia dal 1976. In realtà, però, l'uomo è indagato da quattro procure, sospettato di aver intrattenuto rapporti con i boss (dalle procure di Catania e Reggio Calabria) e di aver preso parte alle stragi siciliane del '92 fino ad arrivare alla trattativa (da Palermo e Caltanissetta). Qualche mese fa gli inquirenti perquisendo l'abitazione dell'ex poliziotto a Catanzaro hanno trovato dei biglietti recenti del traghetto per Messina. Subito dopo gli è stato notificato un avviso di comparizione per il confronto con la figlia di don Enzo, che già precedentemente aveva mostrato di riconoscere l'uomo in una fotografia.
La Galatolo ha riferito ai pubblici ministeri Di Matteo, Del Bene e Tartaglia, che si occupano delle indagini sulla trattativa bis, che Aiello “si incontrava sempre con mio padre, con mio cugino Angelo e con Francesco e Nino Madonia”. All'inizio della sua collaborazione la donna aveva dichiarato di non voler “più stare nella mafia, perché ci dovrei stare? Solo perché mio padre è mafioso? No, non ci sto. Non voglio stare nell'ambito criminale. Né voglio trattare con persone indegne” ma solo “dedicarmi a mia figlia”. E poi aveva iniziato a parlare. Di soldi, investimenti e rapporti con la politica, del suo ruolo all'interno della famiglia, educata a sapere tutto e a non dire niente: “Non facevo parte dell'associazione, ma spesso ho ripulito delle abitazioni che avevano ospitato latitanti e lavato vestiti imbrattati di sangue come quelli di Francesco Madonia e Francesco Di Trapani” ha poi dichiarato agli inquirenti. Ora le nuove dichiarazioni della figlia del boss potrebbero dare una scossa alle indagini sulla trattativa Stato-mafia, sulle stragi di Capaci e via D'Amelio e su molti dei misteriosi omicidi di Cosa nostra degli anni '80.

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