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cuffaro-toto3di Savino Percoco - 21 dicembre 2013
Respinta  dal Tribunale di sorveglianza di Roma, la richiesta di Salvatore Cuffaro per l’affidamento in prova ai servizi sociali presso la Missione Speranza e Carità gestito dal frate laico Biagio Conte.
L’ex governatore siciliano sta scontando una condanna di sette anni dal carcere Rebibbia di Roma per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, reato che prevede una forma di collaborazione prima dell’affidamento ai servizi sociali.
Un primo via libera era stato acconsento dalla Procura Generale di Roma, seguito dalla Direzione nazionale antimafia e il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, ma come redatto dal sostituto procuratore Maurizio De Luno, in assenza di “collaborazione” giuridica da parte del detenuto, decadono gli estremi.

Difatti, l’ex leader Udc ha sempre negato ogni accusa, "Io notizie riservate su indagini in corso non ne ho mai avute e quindi non ne ho potuto mai dare. E di mafiosi non ne ho mai conosciuti. Né la mia voce né il mio numero sono stati mai intercettati in nessuna indagine di mafia”, arrivando anche a smentire le parole del suo autista il quale, durante un’intercettazione, annunciava all’ingegnere Michele Aiello una sua visita in “incognito” presso il negozio Bertini di Bagheria.  
Diversamente sarebbero stati assegnati i servizi sociali all'ex Governatore della Regione Sicilia se avesse rilasciato dichiarazioni sui quei personaggi che gli rivelarono le notizie in merito alle indagini che la Procura stava svolgendo su l’ingegnere Michele Aiello.
Elementi di cui Cuffaro venne messo a conoscenza nel weekend del 20 ottobre 2003, evidenziata al geometra Roberto Rotondo, collaboratore di Aiello, e allo stesso ingegnere durante il su citato incontro, dove Cuffaro si recò senza scorta. A sostegno di questa tesi, si registrarono le ammissioni dei diretti protagonisti,; Rotondo, Riolo e Aiello ma nonostante ciò, Cuffaro, ha sempre negato e deviato. Resta quindi sconosciuta l’identità della talpa romana a conoscenza dei segreti di lavoro dei pm di Palermo.
Secondo i suoi legali, gli avvocati Maria Brucale e Giovanni Brancato, i dettagli della vicenda sarebbero ormai chiariti, mentre suo fratello Silvio, si è detto ”indignato” per la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma,. Fino ad oggi l’ex governatore, in carcere dal 22 gennaio del 2011, ha scontato quasi tre anni di reclusione. Tra buona condotta e sconti dovuti all’indulto, se dovesse essere confermata anche in futuro la respinta per l’affidamento ai servizi sociali, dovrebbe ancora trascorrere almeno due anni e mezzo di reclusione.

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